Azienda Agricola “L’Olmo”. Frutta, succhi e marmellate “L’Olmo”, la qualità è di casa

1 Aprile, 2024

L’albero dell’olmo stilizzato è stato spesso utilizzato nel simbolismo araldico, con i significati di amicizia, protezione, sostegno, amore tra coniugi. Proprio ispirandosi a questi valori, la pianta è stata scelta da Andrea Tota e dalla moglie Stefania Agù come nome della loro azienda frutticola con sede a Revello: “L’Olmo”, appunto. Entrambi, 38 anni lui e 37 lei, hanno lasciato un impiego nel settore del commercio di fiori per dedicarsi, dal 2017, esclusivamente alla coltivazione di frutta del Monviso. E di farlo a modo loro.

“Mio papà conduceva un’azienda agricola tradizionale di pesche e kiwi e giunto alla pensione abbiamo deciso di subentrargli per portare avanti l’attività, ma cambiando impostazione – spiega Stefania –. Abbiamo progressivamente sostituito i frutteti esistenti con altri appezzamenti di mirtilli, mele, pere, nocciole, castagne e fragole, tutti coltivati in modo biologico”. L’azienda, ormai al terzo anno di conversione richiesto dal metodo bio, ha così iniziato a produrre utilizzando sostanze presenti in natura, escludendo l’impiego di sostanze chimiche dannose per l’ambiente ed evitando lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.

In pochi anni hanno così deciso di imprimere una svolta importante all’impresa e di investire non solo risorse economiche nell’ammodernamento delle strutture (il nuovo capannone con cella frigo, impianto fotovoltaico alimentato da pannelli e batterie e macchinari per le raccolte), ma anche energie in idee e progetti. Come quello della trasformazione dei loro prodotti.

“Dalla nostra frutta otteniamo succhi, marmellate e polpe che per il momento ci produce un azienda esterna – racconta Andrea –, ma la nostra idea è di strutturarci meglio in un futuro non molto lontano per arrivare ad effettuare noi queste lavorazioni, abbiamo già lo spazio pronto ad accogliere il laboratorio”.

Quella dei prodotti trasformati è infatti una delle strade che “L’Olmo” sta seguendo per aumentare la quota di frutta venduta direttamente al consumatore finale. “Siamo partiti partecipando alle principali fiere e sagre della zona – sottolinea Stefania –. È un bell’impegno, che si aggiunge a tutte le altre attività in azienda, ma i riscontri in termini di vendite, visibilità e contatti sono molti, con tanta gente che dopo aver provato i nostri prodotti viene in azienda (qualcuno addirittura dal Torinese) per acquistarli direttamente”. Al momento circa il 20% della frutta viene distribuito in questo modo, ma la prospettiva a cui Andrea e Stefania stanno lavorando è di ampliare sempre di più questa “fetta”, per far conoscere le peculiarità uniche delle loro produzioni.

“Crediamo che il contatto diretto sia prezioso e ci permetta di far capire le proprietà specifiche di quanto coltiviamo, oltre a garantirci margini di remunerazione migliori – sottolineano marito e moglie –; ecco perché in programma abbiamo la realizzazione di un punto vendita aziendale, con il sogno di diventare fattoria didattica e di ospitare turisti in azienda. Ma per ora facciamo un passo alla volta, perché le spese sono molte e i prezzi di vendita non ancora adeguati a coprire i tanti investimenti che stiamo sostenendo”.

Tra le specie frutticole, il prodotto di punta dell’azienda sono i mirtilli, 5mila piante nella doppia varietà Duke (precoce) e Chandler (tardiva) per coprire un lasso di stagione più ampio (da metà giugno a fine agosto), mentre dallo scorso anno sono arrivate anche le patate ad allargare il ventaglio dell’offerta disponibile. “Abbiamo voluto fare questo esperimento e i risultati sono andati talmente bene che quest’anno ne abbiamo messe a dimora un numero maggiore, provando anche a coltivare delle cipolle” dice Andrea, che con orgoglio ci porta a vedere un campo di fragole, rigorosamente bio, anche questo ‘new entry’ in azienda.

“Diversifichiamo e crediamo molto in questo sistema di coltivazione anche se l’impegno richiesto è notevole e il mercato ce lo riconosce solo in parte per ora. Ma le evidenze in campo ci incoraggiano ad andare avanti per questa strada: lo scorso anno, ad esemipo, molte aziende hanno avuto seri problemi con la Drosophila sul mirtillo e anche con i trattamenti fitosanitari previsti, in diversi casi, il raccolto non è andato a buon fine. Noi, con qualche accorgimento in frutteto, un maggior diradamento e una raccolta leggermente anticipata siamo invece riusciti a contenere molto bene i danni”.

La frutticoltura è cambiata molto negli ultimi 10 anni e la filosofia intrapresa da L’Olmo per far fronte alle trasformazioni recita: “Produrre meno, ma con più qualità”. Non sappiamo se sarà capace di reggere a tutti gli urti, presenti o futuri, ma sappiamo per certo che Andrea e Stefania non si fermeranno davanti alle difficoltà e proveranno a trasformare in realtà i loro “sogni nel cassetto”.

Articolo di Paolo Ragazzo. “L’Agricoltore Cuneese”, Aprile 2024

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