Ecco le ultime novità in tema di pensioni per il 2020 che potrebbero essere introdotte con la nuova legge di Bilancio.
QUOTA 100
Quota 100 prevede la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi.
Sono oltre 200mila le domande di pensionamento anticipato presentate finora con il meccanismo di Quota 100 (dati Inps aggiornati all’11 novembre).
Tra le oltre pervenute all’Inps da lavoratori intenzionati a sfruttare la norma introdotta dal precedente governo (Conte I), gli uomini prevalgono in modo significativo con oltre 148mila richieste. Le donne si fermano invece a 52mila. I lavoratori dipendenti sono circa 71.600, mentre i pubblici sono oltre 61.500.
Il programma del governo Conte bis sembrava andare nella direzione di lasciare invariata Quota 100 per tutta la durata del periodo di sperimentazione, fino al 31 dicembre 2021, per poi cancellarla. Le polemiche delle ultime settimane all’interno della maggioranza di Governo, con Matteo Renzi che non sembra avere intenzione di appoggiare una conferma di Quota 100 fino alla sua scadenza naturale, hanno fatto emergere anche l’ipotesi di una modifica meccanismo dei prepensionamenti per recuperare risorse da mettere sul taglio del cuneo fiscale.
OPZIONE DONNA
L’Opzione Donna è un meccanismo che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni per le dipendenti e a 59 anni per le autonome, purché abbiano maturato almeno 35 anni di contributi previdenziali. Accettare l’opzione e la pensione anticipata, però, significa anche andare incontro a una penalizzazione sull’assegno. L’assegno di pensione, infatti, viene ricalcolato interamente con il sistema contributivo, che porta a una penalizzazione anche fino al 40% nel caso in cui la lavoratrice goda anche del metodo di calcolo retributivo o anche misto. D’altra parte, rispetto alla pensione anticipata e ancor di più rispetto a quella di vecchiaia, Opzione Donna consente un anticipo dei tempi per ottenere l’assegno superiore anche a otto anni.
La Legge di Bilancio dovrebbe contenere la proroga di Opzione Donna, che verrebbe quindi estesa alle lavoratrici nate nel 1961 se dipendenti e nel 1960 se autonome, con accesso possibile per le donne che abbiano maturato i requisiti previsti entro il 31 dicembre 2019.
Secondo l’Inps sono state autorizzate poco meno di 30mila domande per opzione donna, negli anni 2016, 2017 e 2018, per una spesa complessiva di 207 milioni di euro. Nel primo semestre del 2019 sono state presentate circa 15mila domande e secondo le stime in tutto l’anno si dovrebbe arrivare a 25mila.
APE SOCIALE
Sarà prorogata anche per il 2020 la sperimentazione dell’Ape sociale, ossia l’anticipo pensionistico con 63 anni di età per determinate categorie di lavoratori in difficoltà ai quali mancano solo 3 anni al raggiungimento dei requisiti. Le categorie ammesse sono quattro:
- disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi;
- lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi;
- lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74%;
- lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro ritenuto pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7).
Per questi lavoratori è possibile anticipare la pensione con 63 anni di età e 30 anni di contributi (36 per i lavoratori gravosi). Le lavoratrici madri possono beneficiare di un anno di sconto dei requisiti contributivi per ogni figlio fino a un massimo di due anni.
Per l’Ape sociale sono state stimate circa 14mila nuove prestazioni nel 2019. Le domande di Ape sociale nel 2019 andavano presentate entro il 31 marzo (prima finestra); non oltre la scadenza del 30 novembre (seconda finestra disponibile per chi perfeziona i requisiti entro il 31 dicembre).
L’Ape social sarà, quindi, prorogata per tutto il 2020 ed estesa anche ai lavoratori domestici. L’impegno sembra essere quello di rendere la misura strutturale, ampliandone anche il raggio di azione.
Bisogna ricordare, poi, che accanto all’Ape sociale, c’è anche l’Ape volontaria, che garantisce un reddito ponte a partire dai 63 anni, fino all’età anagrafica della pensione di vecchiaia, maturando almeno 20 anni di contributi. Su questo punto, nulla dovrebbe cambiare e dovrebbe essere mantenuto l’attuale assetto.
QUATTORDICESIMA
In base alle ultime notizie, i sindacati hanno chiesto di estendere la quattordicesima anche ai pensionati ad oggi esclusi.
Attualmente la quattordicesima è riconosciuta ai pensionati con assegni fino a due volte il minimo: la richiesta dei sindacati è di riconoscerla fino a tre volte il minimo, ipotesi che sembra difficilmente praticabile. Ad ogni modo, l’Esecutivo sta comunque cercando di aumentare la platea attuale dei beneficiari.
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