La Confagricoltura Cuneo ha inviato una lettera ai deputati e ai senatori della provincia di Cuneo invitandoli presso i suoi uffici per illustrare loro, nel concreto, cosa sta significando la fatturazione elettronica per un’azienda agricola e, soprattutto, quanto sta pesando in termini di costi e di tempo sottratto alle attività.
“Abbiamo deciso di invitare i parlamentari cuneesi presso i nostri uffici affinché verifichino di persona i tanti disagi che l’entrata in vigore della fatturazione elettronica sta provocando agli imprenditori agricoli e, una volta constatato insieme alle aziende e agli operatori della nostra organizzazione il pesante disagio creato, possano concordare con noi delle azioni correttive volte a trovare delle soluzioni a un sistema che rischia di causare gravi danni e difficoltà a tutto il mondo produttivo italiano”, spiega il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia.
Dopo aver evidenziato pubblicamente tutte le difficoltà già molto prima dell’entrata in vigore dell’obbligo, la Confagricoltura di Cuneo non smette ora di ribadire la sua contrarietà a questo sistema e ne sollecita un ripensamento complessivo. In questi giorni, infatti, è partita anche una campagna di protesta allo slogan “Fattura elettronica? No grazie”, con materiale informativo affisso in tutte le sedi e gli uffici della Confagricoltura di Cuneo e distribuito gratuitamente agli utenti (AL FONDO DELLA PAGINA, IL FILE SCARICABILE).
“Avevamo prontamente denunciato tutti i problemi derivanti da una fatturazione esclusivamente elettronica anche per le aziende agricole – sottolinea Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo –. Difficoltà che si sono puntualmente presentate non appena l’obbligo è entrato in vigore, generando disagio in tutti gli operatori del comparto. Stiamo parlando di un sistema che a nostro avviso non solo non combatte l’evasione fiscale, come inizialmente immaginato dai suoi promotori, ma che potrebbe addirittura aumentarla, viste le molte risorse economiche e di tempo richieste alle singole aziende. Più in generale, per arginare l’azione di pochi disonesti (certamente da perseguire) si ha la sensazione che a pagare saranno interi settori produttivi. E ciò non è accettabile”.
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