In Piemonte il materiale legnoso che circola non è perfettamente tracciato: nella nostra regione, secondo alcuni dati forniti dal settore Foreste della Regione, esistono un milione e 300mila metri cubi di materiale legnoso potenzialmente tagliabile ogni anno, ma risulta che solo il 25% di questi sia stato tagliato e quindi tracciato.
“Gli operatori forestali devono tener presente che esiste un Regolamento, denominato Due Diligence, che norma il mercato del legno e che negli ultimi anni ha subito diverse modifiche. Non sono così ben chiari i rischi che si corrono nel taglio e nella gestione dei boschi”. A lanciare il monito è Enrico Allasia, presidente della sezione Risorse boschive e Pioppicoltura di Confagricoltura Piemonte.
“Mentre per il commerciante questo Regolamento ha un impatto limitato, che consiste essenzialmente nel conservare le informazioni di base sull’acquisto e vendita del legno e dei prodotti da esso derivati al fine di garantirne la tracciabilità – spiega Allasia – la maggior parte delle prescrizioni previste riguardano l’operatore, cioè chi immette per primo il materiale nel circuito. Questi deve dotarsi di un Sistema di Dovuta Diligenza basato sul reperimento delle informazioni sui materiali legnosi che intende immettere sul mercato, sulla valutazione del rischio di una loro provenienza illegale e, qualora necessario, sul ricorso ad una serie di misure per attenuarlo”.
Il Regolamento mira a contrastare il commercio di legname di provenienza illegale, proibendone l’immissione (ovvero la prima messa a disposizione) e commercializzazione sul mercato; con il Decreto legislativo 178/2014 sono state inoltre definite le sanzioni, in vigore dal 25 dicembre 2014, per chi non rispetta gli obblighi previsti dal Regolamento: “Il punto è proprio questo – continua Allasia -: se io operatore decido di tagliare della legna, che in un secondo momento voglio vendere ad un privato, devo sapere a quali rischi vado incontro se non sono in grado di dimostrare l’effettiva provenienza del legno”.