Giordano: “Evidenti le ricadute dell’embargo russo sulla nostra frutta, servono soluzioni”

20.04.2015

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Stando ai dati raccolti nel primo rapporto Nomisma – Unaproa sulla competitività del settore ortofrutticolo nazionale, il comparto rappresenta una componente fondamentale del sistema agroalimentare nazionale, ma presenta tuttavia diffusi elementi di criticità. A questi si sono aggiunti i forti contraccolpi dell’embargo russo, che ha penalizzato quasi tutte le nostre produzioni. “Se nel periodo 2004/2006 la quota di mercato italiano nelle importazioni di mele in Russia era del 4,8% – dice Alberto Giordano, presidente della Sezione Frutticola di Confagricoltura Cuneo, rifacendosi ai dati dello studio -, nel 2012/2014, complice proprio l’embargo tale quota è scesa al 3,2%. Peggio è andata alle pesche e nettarine italiane che, sempre sul mercato russo sono passate dal 13% al 5,9%. Di questo si sono avvantaggiati i Paesi confinanti con la Russia, ma esclusi dalle sanzioni, come Turchia, Cina, Bielorussia e Serbia, che hanno visto incrementare notevolmente le esportazioni di ortofrutta verso Mosca, mentre nel frattempo in Italia le quotazioni dei nostri prodotti sono crollate”.

Di fronte a questa situazione l’appello del Confagricoltura Cuneo è netto: “È evidente come l’embargo stia penalizzando l’ingresso dei nostri prodotti in un mercato molto interessante – dice Marco Bruna, direttore di Confagricoltura zona di Saluzzo e Savigliano -; serve trovare quanto prima una soluzione per venire in soccorso alle tante aziende danneggiate”.

Dall’analisi fatta da Nomisma, poi, emerge che il calo dei consumi interni è una delle criticità più preoccupanti: i consumi ortofrutticoli mostrano una crescita debole prima della crisi (+1,8% a valori costanti tra il 2000 e il 2006) e flettono del 15% tra il 2007 e il 2013.

Per quanto riguarda l’export, l’ortofrutta italiana conferma il posizionamento di primo piano: il confronto internazionale, infatti, mostra come l’Italia si collochi al primo posto in Europa per quanto riguarda sia il valore della produzione orticola (20% del totale UE) che frutticola (20%). Ma la situazione è molto diversificata a seconda delle produzioni. Per le mele, ad esempio, la Francia è il Paese che remunera meglio la propria produzione con quasi un miliardo di euro, pur producendo meno di Italia e Polonia (1,8 milioni di tonnellate di mele ogni anno contro i 2,2 e 2,8 milioni). Rispetto alle pesche e nettarine l’Italia soffre, invece, una concorrenza molto sostenuta, conservando tuttavia il ruolo di leader rispetto alle quantità raccolte (40,7% del totale UE), ma scontando diverse debolezze nei confronti della Spagna, in netta crescita negli ultimi anni come superfici e scambi commerciali.

Come detto, inoltre, a complicare le cose nell’agosto del 2014 è intervenuto l’embargo russo. Così l’anno scorso l’export italiano di ortofrutta fresca in Russia si è fermato a 44,3 milioni di euro, evidenziando una caduta complessiva in valore nei confronti del 2013 del 39,0%. Riguardo agli aspetti strutturali e organizzativi, infine, lo studio Nomisma evidenzia difficoltà italiane non solo con riferimento alla presenza di aziende di piccole dimensioni ma anche per ciò che attiene il tasso di organizzazione della produzione ortofrutticola in OP (Organizzazioni di Produttori).

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