Legge sul caporalato: “Siamo sempre più soli”

26.10.2016

Riportiamo di seguito l’articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 25 ottobre 2016 a proposito della nuova legge sul Caporalato. Come si legge nell’articolo, nelle parole del presidente nazionale Mario Guidi, Confagricoltura risulta essere l’unica voce fuori dal coro sul fronte delle organizzazioni datoriali, perché pur condividendo la filosofia generale del testo, rimarca come fosse necessaria una maggiore cautela nell’introduzione degli indici di sfruttamento.

Martina: la legge tutela i lavoratori ma anche le aziende

«Un anno e mezzo fa eravamo qui a Rosarno con le organizzazioni sindacali e agricole per chiedere più regole, più dignità e più diritti. Oggi arriviamo qui con la legge fatta». È come se si chiudesse un cerchio per il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina che ieri, nell’auditorium comunale della cittadina calabrese simbolo del caporalato tra i campi, ha presentato la Legge con cui, la scorsa settimana, il Parlamento ha inteso imprimere una stretta al fenomeno, introducendo pene per chi sfrutta la manodopera irregolare.

Il provvedimento, secondo l’esponente del governo, rappresenta «una scelta importantissima che serve a tutelare migliaia di persone e soprattutto centinaia di imprese agricole che vivono nella legalità tutti i giorni e hanno il diritto a garanzie rispetto a imprese concorrenti che usano strumenti inaccettabili. Da qui, dalla Calabria, dalla Piana di Rosarno, possiamo ripartire per sostenere il lavoro straordinario che l’agricoltura fa per il sistema economico del Paese». Quanto al caporalato, per il ministro «è una piaga sociale che purtroppo è presente non solo al Sud ma anche al Nord». Martina ha fatto riferimento a un balzo del 60% nei controlli in campagna per stanare il lavoro illegale, mentre «con l’abolizione di Imu, Irap e azzerando l’Irpef abbiamo dato un segnale chiaro di sostegno al settore primario». Anche associazioni di categoria e parti sociali sono intervenute all’evento di Rosarno.

Per il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, «per trasferire il valore aggiunto della legalità al Made in Italy è necessario ora che l’importante approvazione della legge venga accompagnata da una stretta della legislazione sulle frodi con la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del Novecento».
Critica la posizione di Confagricoltura che, attraverso il presidente Mario Guidi, sottolinea: «La filosofia generale la condividiamo, ma occorreva maggiore cautela nell’introduzione degli indici di sfruttamento. Con l’attuale testo si rischiano procedimenti penali anche per semplici errori formali».

Sul versante sindacale, per il segretario generale di Uila Stefano Mantegazza «con la legge appena approvata abbiamo introdotto degli strumenti per far sì che non ci siano più, in futuro, prodotti agricoli frutto di lavoro nero e di sfruttamento delle persone. Il prossimo obiettivo è far partire la Rete del lavoro agricolo di qualità».

Una «legge storica, frutto di anni di mobilitazione», secondo Ivana Galli di Flai, «risposta dello stato al degrado dei diritti e delle persone». Per Luigi Sbarra, segretario di Fai, risultano strategici in ultimo «l’inclusione della violazione di importanti tutele contrattuali tra gli indici di sfruttamento e il principio di correità del datore di lavoro».

Sole24Ore_20161025_Caporalato
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