Sono affidate anche a un marchio le sorti del comparto lattiero caseario piemontese.
La Regione Piemonte ieri al Tavolo della filiera ha presentato il logo “Piemunto” per identificare i prodotti realizzati con il latte piemontese.
Non si tratta di un marchio di certificazione, ma di comunicazione, che la GDO utilizzerà, in base agli accordi con la Regione, per informare i consumatori sull’origine della materia prima.
E’ la novità principale emersa alla riunione, a cui ha partecipato anche Confagricoltura, che tempo fa aveva chiesto alla Regione misure immediate per fronteggiare la crisi e indirizzare il consumatore verso la scelta di latte e formaggi di qualità.
E’ infatti emergenza nel settore latte. A un anno dalla fine del sistema delle quote a livello europeo, la produzione è aumentata; i consumi interni si sono contratti e gli acquisti di prodotti lattiero caseari, a causa del perdurare della crisi economica, si indirizzano verso soluzioni low cost.
Il surplus di produzione ha generato uno squilibrio tra domanda e offerta. Il prezzo del latte spot (Lodi) è in continua diminuzione, arrivando oggi a 29,38 centesimi al litro a fronte dei 36,09 centesimi dello scorso anno, quando già si stavano manifestando le prime difficoltà del comparto.
A meno di un mese dalla fine della campagna, inoltre, alcune aziende hanno già dato la disdetta: questo significa che alcune partite di latte dal 1° aprile non saranno più ritirato. Confagricoltura Piemonte prevede che si creeranno difficoltà per collocare dai 500 ai 1.000 quintali di latte al giorno (su una produzione quotidiana regionale di circa 25.000 quintali), con gravi conseguenze per gli allevatori.
Confagricoltura Piemonte, che nei giorni scorsi ha già riunito la Sezione Latte regionale e che ha in programma il 9 marzo a Roma quella nazionale, analizzerà a fondo il mercato e valuterà le misure di intervento per il settore lattiero caseario che verranno sottoposte dai governi nazionali all’esame del Consiglio Europeo.
La Sezione latte di Confagricoltura Piemonte ha invocato la dichiarazione dello stato di crisi del comparto zootecnico (bovini da latte e da carne e suini), con relativo sgravio dei contributi previdenziali a carico delle aziende.
Al Governo italiano, inoltre, Confagricoltura ha già chiesto di attivarsi per porre fine all’embargo russo, che sta creando pesantissimi danni a tutto il settore primario; ha sollecitato l’apertura di un tavolo ministeriale di crisi per affrontare la questione del contenimento della produzione di latte, a livello nazionale e comunitario, ricorrendo a un piano di incentivazione dell’abbattimento completo delle mandrie aziendali, associato a un impegno di abbandono della produzione lattiera per un periodo non inferiore a dieci anni.