Qualche critica sulla legge regionale che allarga le aree protette

03.10.2015

parco cuneese

“Ci è difficile pensare che un allargamento delle superfici dei parchi, oltre a creare aree protette, possa portare benefici a qualcuno. Sappiamo, però, che gli agricoltori rischiano di essere nuovamente penalizzati. La scelta di allargare i confini delle aree protette piemontesi è stata imposta dall’alto, senza chiedere un parere a chi vive e soprattutto lavora su questi territori. Abbiamo assistito negli ultimi anni ad un aumento smisurato di fauna selvatica e non ci sembra il caso di andare a creare o allargare altri habitat dicendoci poi che bisogna convivere con gli animali che lì ci vivono”. È critico il parere della Confagricoltura di Cuneo sull’approvazione della Legge regionale con la quale si è proceduto al riordino del sistema di gestione delle aree protette piemontesi, che ha coinvolto anche importanti fasce del Cuneese dove è prevista la nascita di due nuovi parchi: quello delle aree protette delle Alpi Marittime e il Naturale del Monviso.

La Confagricoltura, a livello regionale, ha seguito da vicino l’evolversi della normativa, partecipando a più riprese alle consultazioni del Consiglio regionale sul disegno di legge relativo al riordino e manifestando apprezzamento per la proposta di accorpamento della gestione di alcune aree naturali protette, ma ha contestato l’allargamento delle superfici dei parchi perché comporterebbe ulteriori pesanti vincoli gravanti sui territori di interesse agricolo, zootecnico e forestale con l’introduzione di nuovi limiti all’attività agricola e venatoria e alla pastorizia, penalizzando così il sistema delle imprese agricole che già devono fronteggiare una difficile situazione di crisi.

Della vicenda si è tornati a discutere nei giorni scorsi durante in un incontro organizzato ad Ormea e al quale ha preso parte il direttore della Confagricoltura zona di Mondovì, Valter Roattino: “Allargare un parco vuol dire far nascere nuovi vincoli che nulla hanno a che vedere con le produzioni agricole e le attività di montagna. È forse questa la risposta che diamo agli agricoltori che oggi sempre di più vedono le loro produzioni agricole danneggiate da ungulati, ghiri e caprioli in particolare? Non è possibile pensare di far convivere animali selvatici con domestici. Non è possibile pensare di farli convivere con le colture agricole. Come non è possibile pensare che i territori di caccia degli uni possano coincidere con le zone di pascolamento degli altri. Allargando le aree a parco non si va incontro alle esigenze degli agricoltori”.

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