Riportiamo di seguito l’articolo intitolato: “Danni da cinghiali: tagliati i rimborsi” scritto da Alberto Prieri e pubblicato sull’edizione piemontese de La Stampa – pag. 41 lunedì 14 settembre 2015.
Danni da cinghiali, tagliati i rimborsi
Secondo quanto stabilito dalla delibera regionale pubblicata sul bollettino ufficiale giovedì scorso, le aziende agricole che hanno subito danni da cinghiali, caprioli o altri animali selvatici saranno rimborsate in regime di «de minimis»: ciò significa che riceveranno, al massimo, 15 mila euro in tre anni. Troppo poco, secondo Confagricoltura, che è pronta a ricorrere al Tar. Anche perché nel 2014, il totale dei danneggiamenti nei campi piemontesi è arrivato a quasi 2 milioni di euro, ma la Regione ne ha stanziati solo 840 mila.
Polemiche e proteste
«Il de minimis è stato imposto dall’Unione europea che considera i contributi regionali come aiuti di Stato e per questo ne limita l’erogazione» spiega
Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura. Ma per Confagricoltura, quella normativa europea è poco chiara e in contrasto con la legge italiana.
Giudizio condiviso da Roberto Paravidino, presidente di Coldiretti Alessandria, secondo il quale «negli altri paesi Ue la selvaggina è proprietà del titolare del terreno, mentre in Italia è dello Stato, dunque non si tratta di contributi, ma di veri risarcimenti. Risarcimenti che, a oggi, non sono ancora arrivati ». Polemico anche Lodovico Actis Perinetto, presidente di Cia Piemonte: «E’ assurdo che i rimborsi rientrino nel de minimis, sono di tutt’altra natura: se ci saranno azioni da fare, saremo pronti, ma speriamo che si segua il buon senso».
In altre parole, la speranza delle organizzazioni agricole è che l’assessorato all’Agricoltura modifichi la delibera contestata. Intanto, degli 840 mila euro stanziati dalla Regione, 383 mila euro sono già stati liquidati a 13 tra Atc (Ambiti territoriali di caccia, in pianura) e Ca (Comprensori alpini, in montagna), gli altri 25 stanno aspettando. Resta il fatto che i danni totali ammontano a 1 milione e 976 mila euro (superano i 2 milioni se si aggiungono anche i 51 mila euro di danni causati dai ghiri): Alessandria è la provincia più colpita, con oltre 450 mila euro, seguita da Cuneo (419 mila), Torino (358 mila), Asti (155 mila), Novara (182 mila), Biella (155 mila), Vercelli (105 mila) e Verbania (97 mila).
Liquidazioni
Il meccanismo di liquidazione è piuttosto lungo: Arpea (l’Agenzia piemontese per le erogazioni in agricoltura) riceve lo stanziamento per i rimborsi dalla
Regione e lo distribuisce ad Atc e Ca, che gestiscono l’attività venatoria sul territorio. Questi li devono girare alle aziende agricole e comunicare a Torino
beneficiari e importi per evitare, come alcuni agricoltori temono, che i soldi dei risarcimenti siano utilizzati per altro.
«Non può avvenire, anzi spesso Atc e Ca usano i fondi destinati alla gestione per anticipare i rimborsi – replica Alessandro Bassignana, vicepresidente regionale di Federcaccia -. Tutti soldi versati dai cacciatori che, oltre agli altri balzelli, pagano 100 euro l’anno, generando un gettito di circa 3 milioni di euro: ma se la Regione ne restituisce meno, che fine fanno gli altri?».
«Si ristabilisca l’equilibrio tra selvatici e coltivazioni» – 4 domande a Gian Paolo Coscia
La delibera della Regione sui risarcimenti per i danni ai cinghiali ha seguito le indicazioni delle norme europee, ma Gian Paolo Coscia, presidente regionale di Confagricoltura, la ritiene «ingiusta e lesiva dei diritti degli agricoltori».
Perché?
«Nessun’altra regione in Italia, per ora, ha adottato una delibera di questo tipo. Il Piemonte, invece, ha voluto anticipare i tempi e seguire le indicazioni dell’Ue
che equiparano i contributi delle Camere di Commercio e di altri enti ai risarcimenti per i danni da cinghiali, considerandoli aiuti di Stato».
Con quali conseguenze?
«Un limite di rimborso pari a 15 mila euro in tre anni, una parte minima se si considera che parecchie aziende ogni anno perdono tra i 20 e i 30 mila euro di produzione per colpa degli ungulati. Senza contare che spesso i tempi sono lunghissimi per colpa della burocrazia: siamo ben oltre i 60 giorni di legge, limite
che gli agricoltori devono onorare quando tocca a loro pagare, ma che lo Stato invece non rispetta».
Atc e Ca li rispettano?
«Alcuni sì, altri no. Ma il problema è generale: anche quando gli stessi agricoltori fanno lavori di potatura o di manutenzione di aree verdi per gli enti pubblici, spesso ricevono i pagamenti con forti ritardi».
Come ridurre i danni?
«Il numero di cinghiali è aumentato ovunque in Piemonte, anche in pianura, ad esempio nel Casalese, dove prima erano rari. A essere colpiti, così, sono mais, riso, vigneti e altre colture di pregio. Ovunque, e soprattutto dove i danni sono maggiori, vanno consentite più battute per gli abbattimenti selettivi: l’obiettivo dev’essere quello di ristabilire un equilibrio tra numero di capi e attività agricole, che al momento non esiste più». [A. P.]
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