Frutta estiva. Segnali positivi dal comparto della provincia di Cuneo

02.08.2024

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“Dopo un inizio un po’ in sordina con qualche problema causato dalle abbondanti piogge primaverili, adesso la produzione della frutta nel Cuneese ha raggiunto livelli stabili e la qualità è decisamente elevata”. È fiducioso Michele Ponso, presidente della sezione Ortofrutta di Confagricoltura Cuneo e della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura, in merito ai primi riscontri delle raccolte estive e, in generale, all’interesse dimostrato dal mercato frutticolo nazionale ed extra nazionale. “Il Centro Sud dell’Italia è arrivato in anticipo sul mercato, grazie all’ondata di caldo primaverile, e ora sta lasciando il posto alla produzione del Nord Italia, inizialmente penalizzata dalle precipitazioni dei primi mesi dell’anno – continua Ponso -. Le basse temperature che hanno caratterizzato il Centro Nord dell’Europa, invece, hanno portato ad un’iniziale contrazione della domanda da parte del mercato europeo che però attualmente sta rispondendo bene. I consumi sono parzialmente limitati anche dall’inflazione: ne è un esempio la Germania, particolarmente colpita, che è una delle principali importatrici di frutta italiana e, attualmente, ha ridotto la richiesta”.

Nel dettaglio, i piccoli frutti, ormai sul finire della raccolta, hanno ottenuto dei buoni risultati, in particolare i mirtilli tardivi, così come le albicocche che hanno mantenuto prezzi costanti e una remunerazione soddisfacente. Per pesche e nettarine la qualità è stata inizialmente segnata dalle piogge, ma ora è decisamente elevata. Meno positivo il bilancio per le ciliegie: “Nonostante la buona qualità e un mercato interessato, sfortunatamente il prodotto in alcuni casi non ha raggiunto i requisiti di qualità per il fresco ed è stato quindi veicolato verso i prodotti lavorati” spiega ancora Ponso. Diversa la risposta delle mele estive che hanno beneficiato della primavera piovosa e presentano un’ottima qualità, con una produzione a pieno regime. Il mancato caldo dei mesi scorsi ha favorito il consumo di mele nella prima parte dell’anno, riducendo così la quantità di prodotto stoccato a causa della crisi di Suez: “Speriamo che questa situazione si risolva al più presto, anche se in molti si sono già organizzati con rotte alternative per raggiungere importanti consumatori come il Medio Oriente e l’India”, aggiunge Michele Ponso.

“Le raccolte sono in pieno svolgimento in tutti i frutteti della Granda e se le prime produzioni estive hanno risentito delle condizioni climatiche poco favorevoli dei mesi di primaverili ora, fortunatamente, quasi tutte le varietà di frutta estiva hanno recuperato terreno e sia la qualità che le quantità sono su buoni livelli – aggiunge Marco Bruna, responsabile di zona Saluzzo e Savigliano di Confagricoltura -. Di certo non è una stagione semplice per i frutticoltori che si trovano a dover sostenere spese in aumento, legate ai costi di difesa dei raccolti dalle fisiopatie e a una gestione del rischio sempre più a carico delle aziende. Preoccupa non poco, poi, l’ordinanza anti-caldo della Regione Piemonte. L’auspicio, però, è che il clima favorevole di queste ultime settimane dia la spinta ai consumi di frutta e si traduca, quindi, in risultati buoni anche dal punto di vista commerciale”.

A preoccupare è il momento negativo della frutta biologica che soffre cali di mercato e la stagnazione dei consumi in Italia, come in Europa. “La congiuntura non è purtroppo favorevole ai produttori bio per diversi motivi – sottolinea Graziano Giacosa, consigliere di Confagricoltura Cuneo –: dopo un 2023 con minore produzione speravamo in un 2024 migliore, ma le condizioni di mercato non stanno aiutando il comparto, con le aziende di trasformazione che faticano a ritirare il prodotto, per mancanza di nuove richieste. Il calo dei consumi di prodotti frutticoli bio non solo nel nostro Paese, ma soprattutto in Francia e in Germania, ha decisamente raffreddato il mercato. A tutto questo si sommano poi le difficoltà a contrastare in campo le nuove fisiopatie emergenti e gli effetti dei cambiamenti climatici, che rendono sempre più complicata la coltivazione di prodotti da destinare al consumo fresco, dove invece la richiesta da parte dei consumatori è buona”.

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