Alla corilicoltura piemontese del futuro serve il lavoro di squadra e sempre più ricerca

06.05.2024

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“In dieci edizioni di convegno abbiamo visto il settore corilicolo piemontese evolversi e crescere sia negli ettari coltivati, sia nell’ausilio della scienza e dell’innovazione. Il grande lavoro di squadra fatto fin qui ha reso possibile gli incredibili traguardi raggiunti dal comparto, tuttavia, oggi ci troviamo davanti a sfide complesse rappresentate dai cambiamenti climatici e dal rispetto delle politiche europee del Green Deal, che richiedono sforzi importanti alle aziende, superabili solo se affrontate insieme alla politica e alle istituzioni. Occorre inoltre ragionare anche sulla necessità di allargare i mercati dove distribuire una produzione che in questi anni è cresciuta e necessita di nuovi sbocchi commerciali. Le ultime annate, infine, segnate da un clima particolarmente siccitoso hanno fatto registrare nei corileti rese inferiori rispetto alle attese, situazione che evidenzia come occorra continuare a innovare e a lavorare sulla ricerca, valutando anche l’opportunità di servirsi delle più recenti evoluzioni delle tecniche di miglioramento genetico”.

Questo il messaggio con cui Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte ha introdotto i numerosi partecipanti al convegno “Il nocciolo. Innovazione e strategie per il futuro” svoltosi sabato 4 maggio al Pala Expo di Cherasco. L’appuntamento organizzato da Confagricoltura Cuneo, in collaborazione con Ascopiemonte, Piemonte Asprocor e Coricoop, ha tagliato quest’anno il traguardo delle dieci edizioni, confermandosi così un punto di riferimento importante per tutti gli operatori del settore in Italia.

Centinaia di corilicoltori e operatori del settore hanno partecipato al convegno di Confagricoltura a Cherasco

Centinaia di corilicoltori e operatori del settore hanno partecipato al convegno di Confagricoltura a Cherasco

In apertura, il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio e Gianluca Griseri, tra gli organizzatori dell’evento, hanno ringraziato la nutrita platea, ripercorso brevemente le dieci edizioni dell’appuntamento e ricordato l’importanza delle segnalazioni da parte degli associati, del servizio tecnico e dei relativi bollettini realizzati da Confagricoltura in collaborazione con la Fondazione di Ricerca e Sperimentazione Agrion.

A seguire il convegno, moderato dal giornalista Lorenzo Tosi, ha visto gli interventi istituzionali di Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, e Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, ed è entrato nel vivo con la relazione dell’ospite internazionale di questa edizione, la spagnola Mercè Rovira dell’Istituto di Ricerca e Tecnologia Agroalimentare (IRTA) di Tarragona.

Mercè Rovira dell’Istituto di Ricerca e Tecnologia Agroalimentare (IRTA) di Tarragona.

Mercè Rovira dell’Istituto di Ricerca e Tecnologia Agroalimentare (IRTA) di Tarragona.

A lei il compito di mettere in luce le caratteristiche della coltivazione corilicola nel Paese iberico, dove sono 12.660 gli ettari a noccioleto, per una produzione di oltre 8mila tonnellate nel 2022. La maggior parte degli appezzamenti sono dislocati in Catalogna (91%) soprattutto nella zona di Tarragona: qui la coltivazione del nocciolo si è diffusa verso la metà del XIX secolo soprattutto per estirpazione dei vigneti a seguito della crisi della Fillossera in zone costiere e vanta oggi elevati livelli di meccanizzazione, una gestione moderna con impianti di irrigazione a goccia. Le nocciole spagnole vengono vendute per il 90% sgusciate all’industria di trasformazione e il 55% della produzione viene esportata principalmente sui mercati dell’Unione Europea. Negli ultimi anni, nonostante le difficoltà legate ai cambiamenti climatici, in particolare a periodi di grave siccità, l’interesse per il settore è cresciuto molto dando impulso all’ammodernamento degli impianti esistenti e alla realizzazione di nuovi a nord della Spagna.

Sergio Tombesi del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha invece illustrato come utilizzare portainnesti non polloniferi in una corilicoltura moderna. Considerato che la rimozione dei polloni rappresenta circa 1/3 dei costi di manodopera in un’azienda corilicola, è stato dimostrato come l’utilizzo del portinnesto comporti notevoli vantaggi (riduzione dei costi, anticipo messa a frutto, maggior produttività dovuta alla vigoria della pianta), ma la sua gestione necessita di professionalità. In terreni poveri, con assenza di irrigazione anche nella fase immediatamente successiva all’impianto, l’utilizzo è sconsigliato per l’alto rischio di mancato attecchimento. Viceversa, in terreni dotati di irrigazione, con una gestione del suolo e dell’impianto puntuale i vantaggi superano i rischi.

Sergio Tombesi del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza

Sergio Tombesi del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza

Successivamente, Vincenzo Tagliavento, responsabile di laboratorio Phy.Dia. spin off dell’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo), ha spiegato come può avvenire la diagnostica delle principali fitopatie che colpiscono il nocciolo, attraverso diverse tecniche di riconoscimento: la visione dei sintomi in campo, l’analisi morfologica e lo studio molecolare in laboratorio. È importante saper applicare la giusta tecnica al patogeno, senza fermarsi ad interpretazioni superficiali che possono condurre a trattamenti sbagliati. Occorre quindi rivolgersi a laboratori in possesso dei necessari accreditamenti per avere analisi corrette: interventi fitosanitari mirati, infatti, fanno risparmiare soldi e tempo, oltre ad essere più sostenibili per l’ambiente.

In conclusione, Giuseppe Celano, docente del corso di Agraria – DIFARMA dell’Università di Salerno, ha approfondito il tema dell’impatto dei cambiamenti climatici sul nocciolo. L’incremento delle temperature e la riduzione della piovosità, in particolare, producono un aumento delle necessità irrigue di oltre il 30% e i noccioleti in passato non irrigui manifestano sempre la necessità di irrigazione per assicurare produzioni di qualità. Di fronte a questo scenario, nel breve periodo si può ricorrere ad un uso sempre più efficiente dell’acqua e servirsi delle innovazioni fondate sull’uso di tecnologie per individuare l’esatto momento di intervento irriguo sulle colture. Nel lungo periodo, tuttavia, non è da escludere la sostituzione delle attuali varietà con altre più resistenti al clima ed è quindi di estrema importanza l’attività di selezione di cloni con un’elevata tolleranza allo stress idrico e termico.

 

Giuseppe Celano, docente del corso di Agraria - DIFARMA dell’Università di Salerno

Giuseppe Celano, docente del corso di Agraria – DIFARMA dell’Università di Salerno

Come consuetudine la giornata è proseguita con il “porte aperte” dell’azienda Chianchia, specializzata nella produzione di macchine per la raccolta, pulizia ed essicazione delle nocciole.

Scarica qui le slide del convegno:

La coltivazione del nocciolo in Spagna tra presente e futuro. Mercè Rovira – IRTA Mas Bovè

Utilizzo di portinnesti non polloniferi in una corilicoltura moderna. Sergio Tombesi – Università Cattolica del Sacro Cuore Piacenza

Diagnostica delle principali fitopatologie che colpiscono il nocciolo. Vincenzo Tagliavento – PhyDia Phytoparasites diagnostics

Sostenibilità della corilicoltura italiana alla luce dei cambiamenti climatici. Giuseppe Celano – Corso di Agraria Università del Salento

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