In calo le produzioni e i prezzi di frumento tenero e orzo

05.07.2023

Progetto senza titolo (13)

Le mietitrebbiatrici sono finalmente in funzione e inizia la raccolta dei cereali autunno-vernini. Attualmente, quindi, si dispone di sole stime sulla produzione e queste non sono positive sia relativamente ai quantitativi che ai prezzi.

Nonostante l’aumento della superficie a grano tenero (+ 6,2% – fonte Istat), rispetto al 2022, la produzione di frumento tenero e orzo nella Provincia di Torino è in calo del 10% circa. Ciò è dovuto alle condizioni climatiche avverse che hanno martoriato i mesi invernali e primaverili: dalla siccità che ha imperversato fino alla prima decade di maggio, alle successive copiose piogge che hanno investito l’intero territorio a partire dalla metà del mese fino al momento della raccolta.

La qualità del frumento registra un peso ettolitrico medio dai 75 – 80 (82 – 83 per quelli di forza), mentre la situazione qualitativa dell’orzo è inferiore rispetto allo scorso anno con un peso ettolitrico intorno ai 60.

Allarmante è la situazione dei prezzi: rispetto allo scorso anno si registra per l’orzo una diminuzione del 45%, con un prezzo per i leggeri dai 160 – 170 €/t e per le varietà pesanti da 180 – 190 €/t; lo scorso anno i prezzi erano rispettivamente 300 – 310 €/t e 320 – 330 €/t. Per il frumento tenero le prime stime parlano di una diminuzione del 35% rispetto allo scorso anno.

Tommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino, sottolinea, che: “il cambiamento climatico in atto causa gravi problemi ai diversi comparti della nostra agricoltura. Nello specifico dei cereali autunno-vernini, il minor peso specifico della granella è dovuto alla siccità e alle difficoltà di attuare le concimazioni in fase di spigatura causa le piogge primaverili. Laddove vi sono stati nubifragi e grandinate vi è anche il problema dell’allettamento. Ribadisco che senza un’assistenza tecnica mirata e un aggiornamento delle pratiche agronomiche, le produzioni continueranno a subire un forte declino sotto il profilo quantitativo, qualitativo e di conseguenza i prezzi caleranno”.

A seguito della situazione di crollo del prezzo del frumento tenero gli agricoltori associati a Cia e Confagricoltura Alessandria hanno deciso di non quotare il relativo prezzo in Commissione Prezzi alla Borsa Merci della Camera di Commercio di Alessandria e Asti, in segno di protesta.

Venerdì 7 giugno Cia e Confagricoltura Alessandria erano presenti con i cerealicoltori associati nel cortile camerale per manifestare preoccupazione e contrarietà alla situazione in essere, che rende il lavoro degli agricoltori insostenibile, considerati anche gli alti costi di produzione. Una situazione analoga si era già verificata nel 2016.

Il prezzo del grano è stato quotato 22 euro/quintale dalla Granaria di Milano lo scorso martedì (circa 20 euro/quintale su Alessandria considerati i costi di trasporto delle partite); era 35 euro/quintale lo scorso 14 ottobre.

A seguire, Confagricoltura e Cia hanno chiesto un incontro con il prefetto di Alessandria Alessandra Vinciguerra per portare all’attenzione la sperequazione che si crea tra il prezzo del grano riconosciuto agli agricoltori in continuo calo e, per contro, l’aumento dei prezzi al consumo, che incide pesantemente sul carrello della spesa dei cittadini.

Le due Organizzazioni temono fortemente che gli agricoltori italiani si troveranno a dover pagare le conseguenze di una crisi internazionale e di un meccanismo di speculazione del mercato. Si ricorda, infatti, come la Commissione Europea abbia prorogato il blocco al 15 settembre delle importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole dall’Ucraina sul mercato di cinque stati limitrofi, membri della Ue: Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. In questi Paesi è consentito esclusivamente il transito dei prodotti ucraini, che possono però essere importati negli altri Paesi dell’Unione o fuori UE.  In Italia si sta registrando, pertanto, un consistente aumento degli arrivi di cereali dal nord-est europeo che crea un evidente squilibrio del mercato, aggravato da un aumento dei costi già sostenuti dalle aziende per realizzare la produzione, quando i prezzi del carburante e dei concimi erano alle stelle.

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