Articolo di Anna Pellegrino estratto dal numero dell’Agricoltore Cuneese di aprile 2023
Le aziende agricole guidate da giovani sono più digitalizzate, più sostenibili e più attente alle novità. Lo racconta il 7° Censimento generale dell’Agricoltura rilasciato da Istat con dati che indicano come i capo azienda giovani tendano a guidare particolari tipologie di aziende, fortemente caratterizzate da alcuni fattori identificativi.
I giovani agricoltori hanno un livello di istruzione decisamente più elevato rispetto alla media generale dei loro colleghi di tutte le età, sia a livello nazionale sia nelle singole regioni: il 50% ha conseguito un diploma di scuola media superiore e il 19% ha una laurea; inoltre, il 46,5% dei giovani capi azienda ha dichiarato di aver frequentato almeno un corso di formazione, questo dato scende al 27,2% tra gli “over 40”.
Il miglior livello di istruzione ha effetti positivi su aspetti diversi dell’attività aziendale: ad esempio nelle aziende condotte da giovani si riscontra un livello di digitalizzazione più che doppio rispetto a quelle dei colleghi più anziani (33,6% contro il 14%) e vi è, inoltre, una maggiore propensione agli investimenti innovativi (24,4% contro il 9,7%).
Walter Audisio, presidente di ANGA (Associazione Nazionale Giovani Agricoltori) di Confagricoltura Cuneo, commenta i dati del Censimento, confermando la situazione dei giovani agricoltori della provincia Granda. “Anche le aziende dei giovani cuneesi investono in tecnologia di avanguardia. Nei frutteti si lavora sul risparmio idrico, nelle stalle di suini si usa il controllo da remoto per l’alimentazione, in quelle delle mucche da latte la strumentazione è sempre più innovativa. Viste anche le molte difficoltà che sta vivendo il nostro settore, noi giovani agricoltori stiamo cercando di rinnovare la mentalità in alcuni casi tradizionalista dell’agricoltore, lavorando con maggior spirito imprenditoriale, costruendo, ad esempio, business plan che prendano in considerazione anche i cambiamenti climatici”.
Il Censimento generale dell’Agricoltura indica, inoltre, che le aziende guidate dagli under 40 hanno una superficie media quasi doppia rispetto a quella del totale delle imprese agricole italiane, con terreni in affitto e non di proprietà. “I costi dei terreni sono altissimi, quindi spesso conviene l’affitto rispetto all’acquisto. Inoltre, l’accesso al credito è molto complesso per noi giovani; è molto più complicato rispetto ad un tempo cavarsela da soli: le banche difficilmente sostengono i nostri investimenti senza una solida garanzia alle spalle. Il sistema dell’accesso al credito per i giovani è da rivedere” spiega Audisio.
Infine, Istat conferma che le aziende degli “under 40” sono più propense alla pratica biologica, alla multifunzionalità e alla diversificazione delle attività con, ad esempio, una consistente crescita del numero di agriturismi, agrimacellerie e agriasili e di trasformazione e vendita diretta.
“Spesso la diversificazione dell’attività permette di avere una redditività complementare a quella dell’azienda agricola. Nonostante la troppa burocrazia spesso cerchi di metterci i bastoni tra le ruote, noi giovani siamo resilienti e crediamo in ciò che facciamo” conclude il presidente dell’ANGA.
SEMPRE MENO GIOVANI AGRICOLTORI IN ITALIA E UE
Nonostante l’innovazione, la voglia di imparare e le nuove tecnologie i giovani non riescono ancora a decollare nel proprio ruolo. Lo dimostrano i dati che indicano una perdita, in Italia, di circa il 20% delle aziende guidate da under 35 negli ultimi dieci anni: dalle 186.491 nel 2010 alle 104.886 nel 2020. Rispetto al 2010, nel 2020 la percentuale di aziende agricole con capo azienda giovane è scesa dall’11,5% al 9,3%. Questi dati sono confermati dagli ultimi raccolti da Eurostat, riferiti al 2016, che indicavano che nell’UE solo l’11% dei capo azienda avevano fino a 40 anni.
Di fronte all’invecchiamento della popolazione agricola l’Unione Europea sta intensificando gli sforzi per incoraggiare un maggior numero di giovani ad avviare un’attività agricola, tramite aiuti per far decollare l’attività con sovvenzioni all’avvio, sussidi al reddito e altre forme di sostegno come la formazione supplementare.
Sostenere la prossima generazione di agricoltori europei non ha soltanto l’obiettivo di migliorare la competitività futura dell’agricoltura europea, ma contribuisce anche a garantire l’approvvigionamento alimentare dell’Europa per gli anni a venire.
IL PIEMONTE INVERTE LA TENDENZA
Il rapporto annuale sul Piemonte Rurale 2022 dell’IRES (Istituto di Ricerche Economico-Sociali del Piemonte), basandosi sui dati forniti dall’Anagrafe Agricola della Regione Piemonte, conferma che il settore agricolo sia uno di quelli in cui la componente “anziana” è maggioritaria.
Tuttavia, osservando l’andamento di questi dati nel corso degli ultimi 15 anni, si scorgono alcune note positive. A partire dal 2016, infatti, si registra un’inversione di tendenza nella percentuale di aziende giovani (il minimo è stato toccato nel 2015 con l’11,5%) e il 2022, dopo un triennio di stabilità ha fatto segnare un nuovo aumento portando questa quota oltre il 14%.
In ogni caso, nel 2022, la percentuale di “over 65” in Piemonte è rimasta molto elevata, il 32% del totale, un numero altissimo se si considera che l’età della pensione per vecchiaia in Italia è fissata a 67 anni e che la media nazionale dei pensionati in agricoltura è ancora più bassa (circa 62 anni).