Le previsioni meteorologiche per il Piemonte per i prossimi giorni indicano condizioni soleggiate e temperature tendenti a portarsi su valori primaverili.
Negli ultimi giorni del mese potrebbe presentarsi una depressione con aumento della nuvolosità e qualche pioggia sparsa, che si rivelerebbe provvidenziale per le campagne, che soffrono di una crisi idrica a livelli estremi.
“Verso la fine di questa settimana – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – con l’innalzamento delle temperature minime gli agricoltori avvieranno la maggior parte delle semine delle colture primaverili, con molte difficoltà dovute alla siccità, ai costi energetici e ai prezzi”.
I tecnici di Confagricoltura Piemonte spiegano che, in primo luogo, nei mesi a venire senza una dotazione di acqua significativa sarà pressoché impossibile realizzare una produzione soddisfacente.
Da qualche settimana a Ferrara ha sospeso temporaneamente l’attività l’unico impianto italiano per la produzione dell’urea, concime azotato largamente usato nella concimazione del mais e degli altri cereali, di proprietà della multinazionale norvegese Yara Cara International; con il prezzo del gas ai livelli attuali per l’industria non risulta più conveniente produrre urea e ammoniaca.
Oggi l’urea arriva in quantità modeste da altri Paesi, prevalentemente dall’Egitto. “Gli approvvigionamenti di concimi azotati sono ridotti – dichiara Marco Boggetti, responsabile dell’area tecnica ambiente di Confagricoltura Piemonte – e seminare mais è problematico per gli alti costi di fertilizzazione. Complice la siccità, gli agricoltori stanno orientando le loro scelte anche verso soia, pisello proteico ed erba medica, definite colture azoto-fissatrici perché in grado di catturare l’azoto presente nell’atmosfera”.
Nei terreni più secchi e collinari, che non potranno essere irrigati, si seminerà anche il girasole. Chi può utilizza la concimazione organica, con il letame o con il digestato proveniente dagli impianti per la produzione di biogas, prodotto quest’ultimo che è anche un ottimo ammendante.
Il problema dei costi di produzione impatterà pesantemente sul bilancio delle imprese agricole.
“I nostri tecnici hanno fatto un rapido conto – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – prendendo a base la superficie di mais che è stata seminata l’anno scorso. In Piemonte sono coltivati circa 132.000 ettari di mais: ipotizzando un impiego medio di 3 quintali di urea ettaro, in quanto il concime viene utilizzato in abbinamento ad altri fertilizzanti minerali e organici, il costo riferito a questa operazione l’anno scorso era di circa 120 euro. Quest’anno lo stesso intervento costerà 320 euro e solo per la concimazione azotata si spenderanno complessivamente 26,4 milioni di euro in più. È per questo che gli agricoltori cercano di risparmiare anche su queste pratiche”.
In generale, per quanto riguarda la dotazione di nutrienti, ci sarà un impoverimento dei terreni – spiegano i tecnici di Confagricoltura – ma perlomeno si inizierà a risparmiare sui costi di produzione, a fronte di raccolti incerti per la scarsità di acqua, senza contare che la fiammata dei listini dei cereali, che in questo periodo hanno visto aumentare le quotazioni anche del 100% rispetto a un anno fa, potrebbe subire, di qui alla fine dell’anno, una flessione dei prezzi.
In questa situazione per le aziende zootecniche è indispensabile puntare il più possibile sulla capacità di autoapprovvigionamento di foraggi e cereali.
Le quotazioni dei bovini da carne, dei suini e del latte, in particolare, sono pressoché stazionarie e gli allevatori non riescono più a compensare l’impennata dei costi di produzione.
“Per chi deve approvvigionarsi in misura significativa di mangimi al di fuori dell’azienda la situazione sta diventando insostenibile – commenta il presidente Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – e per questo nelle settimane scorse abbiamo chiesto alla Regione Piemonte un momento di confronto con l’intera filiera lattiero casearia per evitare la chiusura delle stalle.
La costituzione di una mandria efficiente, in grado di realizzare produzioni zootecniche di qualità, richiede investimenti, selezione genetica ed esperienza: quando si chiude un allevamento è per sempre e il sistema agroalimentare del made in Italy non può permettersi il lusso di correre un rischio del genere, soprattutto in un momento in cui diventa fondamentale rafforzare la produzione interna”.