Il presidente Enrico Allasia esprime seria preoccupazione per l’entrata in vigore delle novità contenute nel Regolamento 14/R/2021 che implementa il concetto di Deflusso Ecologico dei corsi d’acqua in Piemonte.
“A fronte dei cambiamenti climatici in atto, degli obblighi previsti dalla Politica Agricola Comune in materia di rotazioni colturali e delle crescenti tensioni sui mercati internazionali delle materie prime a causa del conflitto in corso in Ucraina, siamo molto preoccupati per l’entrata in vigore del nuovo Regolamento con cui la Regione detta disposizioni per l’implementazione del Deflusso Ecologico dei corsi d’acqua in Piemonte che, se applicato, ridurrà ulteriormente la capacità di prelievo dai corsi d’acqua di circa il 23%”.
È il monito che il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, lancia sul tema della gestione della risorsa irrigua in regione alla luce delle novità normative previste dal Regolamento 14/R/2021 che ha aggiornato la normativa sul Deflusso Minimo Vitale dei corsi d’acqua per raggiungere gli obiettivi ambientali definiti dalla Direttiva europea 2000/60/CE.
“La Regione – spiega Isabella Moschetti, consigliere di Confagricoltura Cuneo – ha adottato misure che rispondono a tutte le direttive europee sul rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali preziose come l’acqua. Occorre però sottolineare che per l’agricoltura ciò non rappresenta una novità positiva perché se prima con Deflusso Minimo Vitale si intendeva la necessità di lasciare una quantità d’acqua tale utile alla sopravvivenza del corso, ora con Deflusso Ecologico si vanno a contemplare anche l’aspetto turistico e ambientale. Ciò significa che l’acqua deve servire anche per altre attività e che, di conseguenza, si riduce ulteriormente quella a disposizione del nostro comparto. In sostanza, nella attuale situazione di grave emergenza idrica, se l’acqua viene utilizzata anche per altri scopi, non ne resterà quanta ne occorre per l’irrigazione”.
L’applicazione del Deflusso Ecologico (DE) è la condizione necessaria per il rilascio sia delle nuove concessioni di derivazione di acqua pubblica, sia dei provvedimenti di rinnovo delle concessioni, tenuto conto della gradualità prevista per i prelievi esistenti.
Entro il 22 dicembre 2024 tutti i prelievi esistenti dovranno rilasciare il DE ed entro un anno dall’entrata in vigore del Reg. 14/R tutti i concessionari dovranno trasmettere all’autorità concedente una relazione di calcolo del DE.
Ogni Concessionario di derivazione dovrà quindi presentare entro novembre 2022 un ricalcolo dei rilasci. Avrà poi un anno di tempo per l’eventuale adeguamento delle opere di presa. Data la probabile riduzione della disponibilità di acqua per l’irrigazione, dovuta anche a una situazione generale di scarsità della risorsa, assume particolare importanza il Piano di riparto che ogni Concessionario dovrà redigere o aggiornare e Confagricoltura auspica che i Piani vengano redatti adottando criteri di equità e di riparto adeguati, per quanto possibile, alle reali esigenze delle colture.
Deroghe e modifiche al regolamento saranno possibili, ma con una procedura estremamente complessa dal momento che le norme regionali dipendono da una serie di provvedimenti sovraordinati.
Numerose aree della provincia di Cuneo e del Piemonte che ricevono acqua da zone irrigue più a monte, non avranno quasi più disponibilità idrica per tutta la stagione, rendendo di fatto impraticabile la gestione di qualsiasi coltura irrigua (mais, prato, ortive) e, di conseguenza il rispetto delle rotazioni colturali PAC/PSR, dal momento che ci si dovrà limitare a quelle non irrigate, come ad esempio i cereali a paglia.
“L’agricoltura non spreca acqua, dopo averla utilizzata per produrre cibo la rimette in circolo, ma prendiamo atto con amarezza di come per le istituzioni questo non sia fondamentale, visto che intendono destinare la risorsa prima ad altri usi penalizzando così moltissimo, ad esempio, le aziende frutticole. Con un sistema di invasi e consorzi irrigui adeguati l’acqua si potrebbe gestire meglio, ma crediamo comunque che riducendone la disponibilità per l’agricoltura si faccia un grosso errore di cui ci si potrebbe pentire, anche alla luce dei tristi eventi internazionali che hanno messo chiaramente in luce la forte dipendenza del nostro Paese dall’estero per alcune materie prime. In una situazione così straordinariamente difficile per le imprese già vessate dai continui rincari di energia e materie prime, riteniamo quindi necessario rimandare a momenti migliori la rincorsa ai nobili obiettivi che ci eravamo dati in un clima di normalità che oggi non c’è più”.