A Vicoforte Luca Giaccone ha scelto giovanissimo di dedicarsi alla pregiata razza. Oggi conduce un’azienda moderna con oltre 120 capi.
di Paolo Ragazzo
Chi afferma che allevare bovini di razza Piemontese non sia soltanto un mestiere, nobile e rispettabilissimo come tutti gli altri, ma un’attività che arriva a toccare lo spirito di chi decide di dedicarsi ad essa, molto probabilmente conosce storie come quella di Luca Giaccone, a Vicoforte.
Un racconto che avrebbe potuto essere molto diverso se 20 anni fa il ragazzo non avesse deciso di staccarsi progressivamente dall’attività dei genitori (panettieri a Mondovì) per votarsi, in tutto e per tutto, all’allevamento, suo desiderio fin dall’infanzia. I nonni, prima di lui, allevavano qualche vacca, ma i genitori Dario e Giulia avevano optato per altro e Luca, ostinato, dopo le scuole dell’obbligo decide di continuare a prendersi cura di quelle quattro o cinque mucche e, nel frattempo, di dare una mano al forno dei genitori, investendo però ogni suo risparmio per ingrandire piano piano l’allevamento e l’azienda agricola.
Fino alla decisione, compiuti i 18 anni, di specializzarsi come allevatore. “Non ce la facevo a restare chiuso in quattro mura, ho sempre amato l’aria aperta e gli animali – confessa Luca Giaccone -, così diventato maggiorenne ho preso il primo appalto per lo sgombero neve in zona e, soprattutto, mi sono proiettato in una vita interamente vissuta di agricoltura. Negli anni mi sono ingrandito in strutture e mezzi e dai pochi capi dell’inizio ora ne allevo circa 120”.
La nuova stalla
La caparbietà dell’allevatore, oggi 41enne, è testimoniata anche dalla scelta di portare a termine, nel pieno dell’emergenza pandemica, l’investimento più importante per l’azienda: la nuova stalla, capace di ospitare fino a 140 animali.
È operativa da appena qualche mese, ma i risultati sono già evidenti: “Prima le attività manuali erano ancora molte, ora invece si sono ridotte, con un notevole risparmio di tempo nella conduzione dell’allevamento – spiega Luca -, ma soprattutto con tangibili effetti positivi sugli animali che si ammalano di meno, crescono più forti e sani in ogni fase, a partire dalla gravidanza delle fattrici. Il benessere animale è migliorato sensibilmente e di conseguenza tutta la produttività aziendale”.
Certo non è stato semplice arrivare ad inaugurare la nuova struttura tra le “solite” lungaggini burocratiche e il ritardo nella consegna dei materiali che ha investito tutto il mondo dopo lo scoppio dell’emergenza sanitaria.
“La struttura in un annetto è stata realizzata, ma per il solo fatto di essere ai piedi delle montagne è stato tutto più complesso. Senza contare che, soprattutto per la parte interna, ho avuto difficoltà a reperire materiale per completare la struttura e ancora oggi devo automatizzare le finestre per un ricircolo autonomo dell’aria, installare un impianto fotovoltaico sul tetto e completare il sistema di videocamere interne che mi permetterebbe una gestione migliore dell’allevamento, in primo luogo delle attività più delicate come i parti”.
Costi insostenibili
L’imprenditore vicese tocca poi il tema dei costi di produzione alle stelle, “è un problema serio che riguarda tutti, da chi come me produce fino alle famiglie che sono costrette a ridurre i consumi, è un circolo vizioso in cui però si nascondono speculazioni.
Noi ci produciamo quasi tutta l’alimentazione necessaria per gli animali, ma ad esempio la soia che acquistiamo è passata da 28 a 60 euro al quintale e la crusca da 7 a 22, come si fa di questo passo ad andare avanti, soprattutto considerato che il prezzo medio dei vitelli non accenna a crescere?”.
Una soluzione Luca Giaccone ce l’avrebbe. Parte dalla teoria per arrivare alla pratica: attualmente produce un centinaio di vitelli l’anno che vende per l’ingrasso, ma sta internalizzando in parte la crescita degli animali in azienda per arrivare a venderli lui stesso e dare maggior valore alla carne.
Serve maggior promozione della carne
“Il problema principale della Piemontese resta il suo prezzo di vendita, fermo a 30 anni fa, ci vuole coraggio e voglia di cambiare, sto provando a chiudere il ciclo di allevamento per arrivare tra non molto alla vendita diretta del mio prodotto in pacchi famiglia sui mercati di Milano, Genova o Torino. Non mi interessa aumentare oltre un certo livello il numero di capi allevati, quanto migliorarne la gestione e valorizzare il prodotto, che non ha eguali per via di caratteristiche di salubrità uniche e troppo spesso dimenticate”.
Mentre parla gli occhi dell’allevatore si illuminano al pensiero di un futuro in gran parte ancora da scrivere, ma con le idee ben chiare di quella che deve essere la traccia da seguire.
Da questa passione e determinazione occorre partire per continuare a promuovere la razza bovina Piemontese in Italia e nel mondo per non sprecare un bagaglio di tradizione e competenze che sarebbe un peccato mortale gettare alle ortiche.
Gli allevatori come Luca Giaccone non demordono, la loro scelta di vita è compiuta, però servono aiuti concreti per non lasciarli soli e farli crescere forti… proprio come i loro pregiati animali.