L’Ispra ha pubblicato sul proprio sito internet le indicazioni per la gestione della Psa
https://www.isprambiente.gov.it/it/news/primo-caso-di-peste-suina-africana-psa-per-l2019italia-continentale
Secondo l’Ispra “la comparsa del virus è totalmente indipendente dalle densità di cinghiale” e ancora “La densità del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana”.
Inoltre l’Ispra sostiene che “Secondo le simulazioni effettuate, per poter rallentare significativamente la diffusione della Peste suina africana si dovrebbe rimuovere nel brevissimo periodo la quasi totalità della popolazione di cinghiale (circa il 90%), obiettivo irrealistico da raggiungere nella gran parte dei contesti presenti sul territorio nazionale”.
In pratica l’Ispra non fornisce nessuna indicazione concreta per la soluzione del problema.
Decisamente più definita la posizione del Ministero della Sanità, esplicitata nel Manuale Operativo Pesti Suine Rev. n. 2 del 21 Aprile 2021
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_1670_10_file.pdf
In particolare, a pagina 26 del documento, si legge che “Al di fuori della ZONA DI SORVEGLIANZA (o ZONA ADDIZIONALE DI SORVEGLIANZA), la caccia al cinghiale si svolge come da normativa venatoria e senza alcuna restrizione.
Tuttavia la complessiva strategia di eradicazione prevede un ingente sforzo di depopolamento da operarsi sia tramite cacciatori sia tramite operatori abilitati in dipendenza dell’organizzazione locale.
Un’efficace opera di depopolamento si raggiunge quando vengono abbattuti il doppio dei cinghiali abbattuti normalmente durante l’attività venatoria”.