Investimenti continui per suini degni di DOP. L’allevamente a ciclo chiuso della Famiglia Prato a Levaldigi di Savigliano

08.01.2022

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Agricoltore Cuneese n. 9/2021 articolo di Paolo Ragazzo

La pianura di Savigliano è tra le aree della provincia di Cuneo dove la tradizione allevatoriale è da sempre più radicata. In particolare, il comune conta una sessantina di aziende suinicole per oltre 60mila capi, il 7% di tutta la provincia. Tra queste spicca, per capacità e competenze acquisite, quella condotta dalla famiglia Prato a Levaldigi fin dalla fine degli anni ‘60. Due le sedi produttive, poste a poca distanza l’una dall’altra, a costituire un’azienda dove le parole d’ordine sono: qualità e investimenti. La prima si ritrova nella cura e dedizione di ogni fase che accompagna la crescita degli animali, la seconda invece è nei costanti e continui sviluppi che caratterizzano la storia di questa consolidata realtà agricola della Granda. 

A fondarla i fratelli Severino e Giuseppe Prato che, continuando nell’attività di famiglia, decisero però di cambiarne indirizzo, da bovino a suinicolo, partendo con una sola scrofa per avviare il cambio aziendale. “A distanza di oltre mezzo secolo possiamo tranquillamente affermare che quella scelta si è rivelata vincente”, spiega Claudio (39 anni), figlio di Severino, che insieme al fratello Gianluca (41), alla sorella Anna (34) e alla cognata Irina (34) stanno dando concontinuità all’allevamento. Papà Severino e mamma Romana sono
ancora un supporto fondamentale, a cui rivolgersi specie per un consiglio, ma ormai l’azienda dipende dalle scelte delle nuove leve.

Parliamo di un allevamento a ciclo chiuso che conta, tra verri, scrofe, suinetti e suini da ingrasso, all’incirca 3.500 capi che riforniscono di qualità garantita i due più importanti circuiti italiani di prosciutti a Denominazione di Origine Protetta: il Parma e il San Daniele.

“Scrofaie, box per lo svezzamento e aree destinate all’ingrasso: sono queste le componenti in cui si svolge tutto il ciclo di allevamento – sintetizza Claudio Prato -. A queste va aggiunto il laboratorio dotato di tutta l’attrezzatura necessaria per lavorare il seme prelevato dai verri e renderlo performante per l’inseminazione artificiale intrauterina delle nostre 280 scrofe e scrofette. Un lavoro meticoloso e delicato che va eseguito con estrema attenzione perché da qui ne consegue tutta la produttività aziendale”.

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I suinetti vengono dapprima svezzati in strutture a loro destinate e poi allevati fino a raggiungere i 170 chilogrammi di peso previsti dai disciplinari, pronti per essere venduti, ma non prima dei nove mesi di vita. Gli animali vengono alimentati con materie prime nobili che, in massima parte, provengono dagli oltre 70 ettari di terreni condotti direttamente dalla famiglia Prato, da Gianluca in particolare, a cui spetta il compito della gestione agronomica dei campi. Tutti gli alimenti sono miscelati all’interno del mangimificio aziendale e, a seconda delle diverse formule, vengono fatti arrivare nelle varie stalle in modo del tutto automatizzato. A governare tutto ci pensa un computer da cui si impostano ricette e dosaggi e che, in tempo reale, informa l’allevatore su come sta andando l’allevamento.

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“Quando io e mio fratello siamo entrati in azienda, abbiamo da subito cercato di impararne i segreti e col tempo abbiamo analizzato dove si poteva intervenire per migliorarla – spiega Gianluca Prato -. Sono nati così gli uffici, la sala controllo, il mangimificio, le nuove stalle, l’ultima, in grado di accogliere 700 suini, è nata nel 2018, con vasca di stoccaggio liquami, gli alloggi per i nostri due dipendenti, macchinari sempre più prestanti e molto altro”. A guidarli, sempre e comunque, l’oculatezza tipica dell’imprenditore cuneese, che predilige piccoli ma significativi miglioramenti costanti, senza mai fare “il passo più lungo della gamba”. Specie poi di questi tempi incerti.

“In futuro continueremo a seguire questa nostra filosofia – spiega ancora Claudio -: preferiamo perfezionare ancora il flusso produttivo raggiunto, piuttosto che aumentare i numeri. Solo così siamo certi di riuscire a garantire i livelli di eccellenza delle nostre carni destinate agli importanti circuiti DOP. Senza considerare che tutto il comparto sta attraversando un momento molto delicato, specie a causa dei costi di produzione, con le materie prime (cereali, energia, ma non solo) che hanno raggiunto livelli mai visti prima e che non sono compensati da uguali aumenti dei prezzi di vendita degli animali. È importante tenere duro e superare questo momento”. In fondo è proprio “durante la tempesta, che conosciamo il navigatore”, diceva Seneca.

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