Articolo di Paolo Ragazzo, L’agricoltore Cuneese 06.2021 – Agosto
“Sai, ho pensato che dovremmo metterci a fare qualcosa legato alla terra, perché vorrei che i nostri figli crescessero in un ambiente sano, più naturale possibile e meno urbanizzato”. Con questa frase, Jessica Cravero una sera si rivolge al marito Claudio Biei per invitarlo a una scelta di vita coraggiosa: lasciare i rispettivi “comodi“ impieghi e cercare un’occupazione in agricoltura. Il suo “ok” non esita ad arrivare e i due nel 2014 fondano la società agricola “I Luvertin” sul versante Torriana del Mombracco, a Barge. Le idee per partire non mancano. “Decidiamo di allevare capre di razza Roccaverano, particolarmente rustiche anche se meno produttive, e dare così al progetto un’impronta di recupero della biodiversità in un territorio marginale e abbandonato – spiega Claudio, oggi 37enne -. Dove ora sorge l’azienda, 7 anni fa c’erano solo rovi, bosco fitto e luvertin (da cui il nome dell’azienda, ndr) che coprivano due vecchie strutture diroccate. Piano piano, grazie anche ai fondi del Programma di Sviluppo Rurale, abbiamo riportato alla luce l’intera area e acquistato le prime capre. Per due anni abbiamo vissuto in una roulotte con le nostre due prime figlie, Beatrice e Caterina, la gente del posto ci guardava con curiosità, ma pezzo dopo pezzo abbiamo iniziato a sistemare stalla e caseificio e siamo entrati in casa a fine 2017”.
Le difficoltà non mancano
I due giovani allevano oggi circa 150 capre, producono latte e lo trasformano in formaggio che vendono al minuto direttamente in azienda. “Da maggio a metà ottobre i nostri capi sono in alpeggio, a circa un’ora di auto da qui – spiega Jessica, 33 anni -. Tutti i giorni facciamo due viaggi per effettuare la mungitura: la prima alle 6, la seconda intorno alle 19. In mezzo c’è la lavorazione quotidiana di 150 litri di latte per ricavarne un formaggio molto apprezzato dai nostri clienti”. Ma a 1.300 metri i problemi non mancano, due su tutti: la presenza dei lupi e la difficoltà a trovare un pastore che sia di aiuto. “Avremmo dovuto avere ad oggi ben oltre 200 capre, ma ogni anno subiamo predazioni, anche a 20 metri dalla porta di casa – dichiara Claudio -. L’anno scorso i lupi ci hanno predato circa 40 capre e quest’anno ne abbiamo già perse 5, ci hanno attaccati in pieno giorno. Una volta sei lupi e una volta due. Pur avendo cani e reti elettrificate, purtroppo non abbiamo strumenti sufficientemente efficaci per contrastarli”.
Sull’altro aspetto invece sottolinea: “In altri Paesi d’Europa, tipo la Francia, sono previsti indennizzi per pagare i pastori. Qui in Italia invece mancano aiuti mirati al comparto. Così i ragazzi più bravi preferiscono andare Oltralpe per stipendi decisamente più allettanti e qui si fatica a trovare gente disposta a fare questo lavoro”.
Determinazione e tanta fantasia
Nel frattempo in questi anni la famiglia si è allargata ulteriormente con l’arrivo di Margherita, Matteo e il piccolo Leonardo. In tutto cinque figli che hanno arricchito di amore la vita di Jessica e Claudio. Un’altra sfida che i due coniugi stanno affrontando con determinazione e idee sorprendenti: “Per far sì che i nostri figli non si sentano soli e possano conoscere persone nuove abbiamo deciso di aderire al World-Wide Opportunities on Organic Farms (WWOOF), un’organizzazione che mette in contatto chi vuole viaggiare facendo esperienza di vita rurale per uno scambio culturale e lavorativo. Abbiamo deciso di ospitare il mondo a casa e in questi anni abbiamo avuto russi, americani, canadesi, tedeschi e italiani”.
E con l’arrivo del Covid-19?
“La pandemia ha complicato tutti i nostri piani economici. Ma anche dal punto di vista familiare abbiamo dovuto rivedere la nostra organizzazione – aggiunge Claudio -. Avendo difficoltà a rispettare i tempi degli ingressi scaglionati, ci è stato accordato il permesso di fare la scuola parentale. Mia moglie, che in azienda fa già didattica ai ragazzi disabili, ha indossato i panni dell’insegnante e i nostri figli, alla fine, sono stati ammessi alle classi successive dopo aver superato gli esami”. Grinta da vendere, ma anche fantasia. Come quella che per i loro dieci anni di matrimonio, qualche mese fa, li ha portati ad indossare gli abiti da sposi per rievocare il matrimonio in alpeggio. Una scelta curiosa che ha attirato anche le attenzioni del programma di Rai1 “Dedicato a te” condotto da Serena Autieri.
Piani per il futuro
E nel futuro dell’azienda “I Luvertin” cosa c’è? “Siamo a metà del percorso. È necessario trasformare il nostro latte in alpeggio quindi sicuramente sarà importante lavorare alla realizzazione di un caseificio sui pascoli. Con questo tassello potremmo dedicare anche più tempo all’attività di pascolo e alla coltivazione dei terrazzamenti che abbiamo ricavato per destinarli ad orti in pieno campo e ci piacerebbe aggiungere anche un piccolo allevamento di galline ovaiole”, conclude Claudio che poi lancia un appello: “Sebbene sia dura, non rimpiango la scelta fatta, tuttavia serve maggior attenzione da parte delle istituzioni per chi come noi lavora tutto l’anno in territori così aspri, prevedendo, ad esempio, aiuti specifici per i pastori o interventi volti a migliorare le strade e le infrastrutture (anche digitali) ad uso di chi fa questo lavoro”.