Troppa burocrazia e oneri in aumento per esportare nel Regno Unito, aziende agricole in forte difficoltà

12.06.2021

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Confagricoltura sottolinea come le rigide normative imposte dopo la Brexit stiano frenando l’export

L’eccessiva burocrazia e le nuove rigide regolamentazioni imposte dal Regno Unito alle importazioni dopo la Brexit stanno mettendo in forte difficoltà le nostre aziende, in particolare, del comparto vitivinicolo e frutticolo, vanto delle nostre produzioni di eccellenza. Se non si interviene snellendo e semplificando le procedure rischiamo di perdere quote di mercato importanti in un Paese che storicamente rappresenta uno sbocco fondamentale per il Made in Cuneo. Per evitare questo, Confagricoltura sta attivando rapporti diretti con il sistema amministrativo e doganale britannico al fine di adottare un protocollo che velocizzi le pratiche per l’ingresso dei prodotti”. Con queste parole il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, commenta il non facile momento vissuto dall’agroalimentare della Granda, che in questi primi mesi del 2021 ha visto in diminuzione le esportazioni verso UK. Per la provincia di Cuneo, il Regno Unito rappresenta la seconda destinazione Extra Ue dopo gli Stati Uniti delle merci locali e la percentuale maggiore delle esportazioni nel 2020 (49,5%) ha riguardato proprio prodotti alimentari, vini e bevande.

In generale, le difficoltà dell’export di prodotti agroalimentari europei sono confermate dai dati diffusi dalla Commissione UE che sottolinea come nei primi due mesi dell’anno si siano attestate a 28,5 miliardi di euro, il 6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. E la contrazione delle vendite ha riguardato soprattutto Regno Unito e Stati Uniti.

“Se, con ogni probabilità la situazione sul mercato statunitense è destinata a migliorare, per il superamento dell’emergenza sanitaria e per la sospensione dei dazi applicati nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing, per il mercato del Regno Unito, invece, le prospettive non sono incoraggianti. L’uscita dalla UE ha determinato l’aumento degli oneri amministrativi e, di conseguenza, il costo delle spedizioni”, prosegue il direttore Abellonio.

Circa il 60% dei prodotti agricoli ed agroalimentari consumati nel Regno Unito sono importati e circa il 75% di questi, fino al 2020, proveniva dalla UE. Lo scorso anno, nonostante le misure restrittive a causa della pandemia, che hanno inciso sulla diminuzione del valore dell’export complessivo italiano verso l’UK, si è rilevata una sostanziale tenuta quelle del comparto alimentare. In particolare, Il Regno Unito si è configurato come il quarto mercato di export alimentare per l’Italia, dopo Germania, Francia e USA. Tuttavia, mentre fino al 2018 l’UK si confermava il più importante importatore di spumanti italiani, a partire dal 2019 il settore vitivinicolo ha subito una contrazione importante.

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