Rocca de Baldi: la famiglia Vinai da tre generazioni alleva la storica razza bovina

27.02.2021

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I Fratelli Michele, Massimo e Daniela Vinai con il papà Mario e i tecnici di Confagricoltura, Cristiano Gallio e Claudio Botto

Articolo pubblicato su L’Agricoltore Cuneese n. 01/2021 – di Paolo Ragazzo

Allevatori di Piemontesi da tre generazioni, senza mai un’esitazione. Così, nella salda convinzione delle proprie origini  e del proprio futuro, si presenta la  Famiglia Vinai, che conduce un allevamento linea vacca vitello da ingrasso (a ciclo chiuso) a Rocca de’ Baldi, in frazione Pasquero. “Mio nonno proveniva dalla val Corsaglia, come molte famiglie che ancora popolano questa zona della provincia – spiega Michele Vinai, che insieme al papà Mario, al fratello Massimo e alla sorella Daniela porta avanti l’azienda -. Compra una prima azienda a Morozzo insieme ai suoi tre fratelli, poi il trasferimento qui a Rocca de’ Baldi negli anni ‘60 e l’avvio di una nuova avventura”.

La crescita dell’allevamento

Una storia costellata di sacrifici e di tanta determinazione per arrivare oggi ad avere all’incirca 450 capi tra vacche e vitelli che trovano collocazione nelle diverse strutture aziendali che, anno dopo anno (1978, 1999 e 2004, le principali), sono sorte per accompagnare la crescita dell’allevamento e renderlo sempre più moderno. D’estate, inoltre, si rinnova anche per i Vinai il rito della salita agli alpeggi, a Ferrere in alta Valle Stura. “Vi portiamo circa 150 capi, tra vacche e vitelli – dice Michele – e lo scorso anno la stagione è stata positiva. I lupi non ci hanno attaccato, anche allevase ci sono stati degli avvistamenti in zona”. Su questo tema Mario (81 anni e Aratro d’Oro di Confagricoltura Cuneo nel 2011 per l’impegno al servizio dell’agricoltura) è particolarmente risoluto: “Occorre trovare una soluzione per il loro contenimento, non vogliamo che i lupi sbranino le nostre vacche e i nostri vitelli. Non ci interessano più di tanto i risarcimenti, ma non accettiamo di vedere i nostri animali azzannati. In Francia esistono piani di contenimento dei lupi nelle aree dove provocano i maggiori danni… in Italia?”.

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Vitelli di poche settimane

Le difficoltà di questi mesi

Nell’accompagnarci alla scoperta delle caratteristiche di questo storico allevamento di Piemontesi, la voce di Mario lascia trasparire anche segnali di fiducia nel futuro, nonostante il complicato momento che il settore sta attraversando in questi mesi, a causa delle dinamiche innescate dalla pandemia. “Sono convinto che le cose si sistemeranno, ma attualmente patiamo il crollo del prezzo degli animali, che è sceso a 3,50 euro al chilo, anche se al supermercato il costo della carne è sempre uguale per il consumatore – spiega –. Inoltre, a prezzi di vendita che calano non corrisponde un eguale trend per i costi di gestione, che restano elevati e in sensibile aumento, in particolare per l’alimentazione (soia e mais, in primis).

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Una delle diverse strutture che compongono l’allevamento Vinai

Noi riusciamo a contenere gli acquisti grazie all’autoproduzione di buona parte delle materie prime necessarie per l’allevamento: fieno, erba, pastone e mais secco che derivano dalla coltivazione dei 67 ettari di terreno, tra affitto e proprietà. Ma i costi fissi crescono”. L’auspicio per il futuro “Purtroppo la carne di razza Piemontese è stata penalizzata dalla chiusura dei ristoranti, ma ci sono anche fenomeni speculativi pronti ad inasprirsi puntualmente ad ogni momento economico complicato – sottolinea Michele Vinai -. Detto questo, però, bisogna rimboccarsi le maniche e trovare nuovi sbocchi di mercato che premino l’elevata qualità di questo prodotto”.

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I capi maschi all’ingrasso

Quasi un appello a “fare di più”, che si aggiunge ai tanti rivolti in queste settimane per lo sviluppo commerciale del comparto e che sono sfociati nelle proteste davanti alle sedi di Coalvi e Anaborapi da parte di un gruppo di allevatori. “Occorre anzitutto più unità tra noi allevatori – suggerisce Michele –; i problemi non si affrontano da soli, ma anche con una maggior compattezza di un comparto (allevatori di razza Piemontese) che in provincia di Cuneo conta 220mila capi allevati, con un fatturato che si aggira sui 500 milioni di euro”.

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Manze allevate in una stalla dorata di ampi spazi aperti

Un peso economico notevole, dunque, che certifica l’importanza di un settore che, tuttavia, mai come in questo momento ha bisogno di certezze per programmare il suo futuro in ambito locale e nazionale e “le cui linee di sviluppo devono continuare ad essere immaginate laddove la razza Piemontese è nata e, con la passione e competenza di allevamenti come quello della famiglia Vinai, è cresciuta in questi anni diventando una razza autoctona di eccellenza, diffusa e apprezzata ben oltre i confini provinciali e regionali”, sottolinea Confagricoltura Cuneo.

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