Blocchiamo i prezzi su tutta la filiera: l’articolo pubblicato sulla Fedeltà del 2 dicembre 2020

04.12.2020

Suini
Riportiamo di seguito l’ articolo di Luigina Ambrogio, pubblicato sulla Fedeltà del 2 dicembre 2020 a pagina 18 sullo scenario del comparto suinicolo emerso durante il recente webinar di Confagricoltura Cuneo dedicato alla crisi del settore.

A cinque mesi dalla manifestazione dei suinicoltori promossa davanti alla sala contrattazioni da Assosuini insieme all’Amministrazione comunale, la protesta degli allevatori di suini riparte dal Fossanese: martedì scorso, su iniziativa dell’Ufficio di zona di Confagricoltura, si è tenuta una videoconferenza nazionale per affrontare la crisi del comparto, una crisi che, come dice lo stesso titolo del webinar, “non è solo colpa del Covid”. “Oggi la situazione è più difficile rispetto a questa primavera – ha spiegato Davide Razzano, presidente della sezione suinicola regionale di Confagricoltura -; allora la crisi, causata dall’emergenza sanitaria e dal conseguente blocco della ristorazione e delle mense, riguardava i prosciutti ma la carne fresca trovava mercato”.

Ora ai problemi derivanti dal blocco della ristorazione si aggiunge l’esubero dovuto alla peste suina, che ha bloccato l’esportazione in Cina. Questo ha generato un surplus di offerta nei Paesi europei con conseguente riduzione dei prezzi (il calo è del 25% rispetto a un anno fa). Ma il trend negativo non è finito. “Al blocco delle importazioni dai Paesi colpiti dalla peste suina africana, ora si aggiunge la chiusura generalizzata delle esportazioni con la Cina, che in questo periodo chiude i contratti e li riaprirà solo in vista del capodanno cinese, a febbraio; a fine gennaio avremo quindi un surplus enorme; si calcola un 5 milioni di suini in più rispetto al fabbisogno europeo. Se a questo si aggiunge che il lockdown limita lo smercio, si può capire a che tipo di situazione andiamo incontro. I prezzi dei suini saranno in caduta libera, i consumatori non se ne avvantaggeranno minimamente perché i prezzi al consumo resteranno invariati ma molte stalle saranno costrette a chiudere”.

Bloccare i prezzi su tutta la filiera

Il Paese può stare a guardare lo sbriciolamento di un comparto senza prendere provvedimenti? Non si è mai visto. Il presidente nazionale di Confagricoltura Giansanti ha chiesto e ottenuto un incontro con il ministro Teresa Bellanova per sottoporgli la propostadella sua organizzazione: “Noi non chiediamo alla politica aiuti economici o ristori, ma un sostegno pratico per far sedere tutti gli attori della filiera intorno a un tavolo e analizzare le possibili soluzioni al problema”. Confagricoltura pensa alla sospensione temporanea delle contrattazioni, una sorta di “moratoria sui prezzi di mercato in Italia” – come l’ha definita il direttore nazionale dell’Area economica di Confagricoltura Vincenzo Lenucci; un blocco dei prezzi finché la situazione non si sarà stabilizzata. Una proposta da discutere e concordare con il resto della filiera.

La parte agricola è da sempre l’anello debole della filiera; lo è per ragioni intrinseche (quando il capo in stalla supera il peso sei costretto a venderlo, a qualsiasi prezzo) ma anche per ragioni “estrinseche”: storicamente gli allevatori non hanno una rappresentanza unitaria; il mondo agricolo non concorda le proposte, neanche in tempo di crisi e non parla mai con una voce sola. Per questo Confagricoltura ha deciso di fare appello alla politica. “Sappiamo bene che non si possono bloccare i prezzi per decreto – dice il presidente nazionale della sezione suinicola Claudio Canali – però la politica ha qualche strumento in più di noi per favorire un incontro tra tutti gli attori della filiera, dai produttori alla Grande distribuzione organizzata, nel quale affrontare il tema del continuo calo del prezzo – che penalizza quasi esclusivamente i produttori – e cercare di ottenere rapporti più equilibrati”. “Il Governo ha tutto l’interesse a tentare questa strada – conclude Canali – per non dover poi sborsare risorse enormi per sostenere un settore in crisi”.

Suini

Il comparto suinicolo in numeri
In Piemonte sono attivi 2.750 allevamenti suinicoli, per un totale di circa 1.290.000 capi: la provincia che conta il maggior numero di capi è quella di Cuneo, con circa 913.000 suini allevati in 844 stalle concentrati in buona parte sull’area del Fossanese e dintorni. I suini della Granda sono destinati soprattutto ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane (in particolare il prosciutto crudo di Parma). A livello nazionale gli allevamenti fatturano circa 3 miliardi di euro; le industrie di trasformazione circa 8 miliardi. Il comparto incide per il 5,8% sul totale della produzione agricola e agroindustriale.

Quell’accordo che ci impedisce di vendere alla Cina le zampe, la testa e le ossa dei maiali…
Confagricoltura chiede, come già fatto da Assosuini, la riapertura del negoziato con la Cina. “L’accordo firmato dall’Italia è penalizzante – ha detto il presidente della sezione suinicola Claudio Canali – rispetto a quello degli altri Paesi europei; noi possiamo esportare soltanto carne congelata senza osso. Dobbiamo rivedere i capitolati dell’export, non tanto per la carne fresca quanto per tutto ciò che da noi non ha mercato e in Cina invece è molto richiesto: testa, zampe, ossa, quinto quarto… Noi oggi spendiamo parecchio per smaltire queste parti del suino, mentre la Cina è disposta a pagarle bene perché fanno parte della loro tradizione culinaria. Rivedendo l’accordo potremmo recuperare 15-20 euro per suino”.

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 I cinghiali e la peste suina
La crisi suinicola e gli annessi e connessi con la peste suina africana mette gli allevatori articolarmente in guardia rispetto alla proliferazione dei cinghiali, fonte primaria di possibili infezioni.
“Se si individuasse un caso di peste suina qui in Italia in questa fase, avremmo ulteriori gravi problemi” – si è detto più volte nel corso della videoconferenza. Il presidente nazionale di sezione ha ricordato che un decreto del ministro Bellanova ha assegnato alle Regioni la possibilità di controllare il numero degli ungulati. “È un obiettivo che dobbiamo portare avanti; il numero dei cinghiali va assolutamente ridotto”. Una battaglia che da tempo portano avanti anche le altre Organizzazioni agricole, in primis Coldiretti.

Etichettatura delle carni suine: il solito rinvio…
Lunedì 16 novembre, a un anno e mezzo dall’emanazione, è entrato in vigore l’atteso decreto sull’etichettatura delle carni suine, si tratta dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne con cui sono prodotti i salami, la mortadella, i prosciutti e il culatello: il modo più efficace per sostenere il vero made in Italy e smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana. Poco prima dell’entrata in vigore del decreto, tuttavia, un dirigente del Ministero ha firmato una proroga per i trasformatori che non hanno avuto il tempo di stampare le etichette causa Covid. Di fatto, pertanto, il decreto entrerà in vigore soltanto a inizio febbraio. Della questione si è discusso anche durane la videoconferenza di Confagricoltura.

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“C’era una grande aspettativa per questa norma; in questo momento di grande crisi questo decreto avrebbe dato un po’ di fiato – ha detto il presidente nazionale della sezione suinicola di Confagricoltura Claudio Canali -, ma il rinvio ha spento l’entusiasmo. Ci chiediamo come la circolare di un direttore generale del Ministero possa prevalere su un decreto interministeriale. Due mesi non spostano molto, ma proprio perché il comparto sta vivendo questa brutta situazione, ritengo che non sia stata una bella azione; una dimostrazione di forza da parte dei trasformatori”.

Il senatore Mino Taricco (Pd) ha detto di essersi informato presso il Ministero: “La circolare è stata emanata perché le etichettature e gli imballaggi sono in grande ritardo causa Covid; i dirigenti sostengono che dalle verifiche fatte il problema è reale”. “La proroga di due mesi, non cambia molto – ha replicato il senatore Giorgio Bergesio (Lega), che sulla questione ha presentato un’interrogazione – ma sarebbe stato meglio contattare preventivamente le Organizzazioni di categoria”. “Chiediamo che il decreto entri in vigore a fine dicembre” – ha concluso il presidente di Confagricoltura Cuneo Enrico Allasia. Sulla questione ha preso posizione anche Assosuini con un comunicato in cui dichiara “il totale disaccordo verso le deroghe concesse alle industrie di trasformazione, che hanno avuto tutto il tempo necessario per apportare le modifiche alle etichette e la conseguente modifica degli accordi con i fornitori”. Assosuini chiede anche di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti i prodotti da carne suina trasformata, compresi quelli Igp attualmente esclusi. “È un diritto sacrosanto di ogni consumatore sapere l’origine di cosa mangia quando acquista un salume o carne suina!”.

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