Rappresentanti di Confagricoltura provinciale e nazionale, della Regione Piemonte, di tre Consorzi di Tutela delle Denominazioni di Langa e Roero e centinaia di aziende vitivinicole del territorio, tutti riuniti giovedì 5 marzo all’Enoteca Regionale di Grinzane Cavour per cercare di dare delle risposte alla domanda: cosa accadrà al patrimonio vitivinicolo cuneese dal 1° gennaio 2016, quando il sistema dei diritti di impianto verrà sostituito dalle “autorizzazioni” per effetto di una normativa europea?
Il dibattito è avvenuto nel convegno organizzato dalla Confagricoltura di Cuneo nell’ambito del progetto di informazione per il settore agricolo attivato sulla Mis. 111.1-B del Psr 2007/2013.
Ad aprire i lavori è stato il presidente dell’associazione agricola Oreste Massimino, che ha motivato l’appuntamento con la volontà di dare delle risposte alle aziende viticole che tra pochi mesi saranno chiamate a fare i conti con il nuovo sistema di impianto e reimpianto.
L’incontro, moderato da Mario Viazzi, è poi entrato nel vivo con l’intervento di Roberto Abellonio, direttore della Confagricoltura di Cuneo che ha ripercorso oltre 40 anni di normative sul diritto di impianto, e ha analizzato l’evolversi delle superfici vitate in Europa, Italia e Piemonte: “L’Italia ha una superficie vitata di 646.487 ettari, il Piemonte invece di 48.100 ettari, quinta regione in Italia – ha detto Abellonio -, ma negli ultimi anni ha visto ridursi le superfici, mentre in altre regioni come il Veneto, patria del Prosecco, si è assistito ad un aumento. In questo contesto, si inserisce la modifica del sistema di estirpi e reimpianti che secondo noi va alleggerito per non incappare nei meccanismi eccessivamente burocratici della precedente pianificazione. Intendiamo quindi coinvolgere, sotto la regia della Regione, i viticoltori, i Consorzi di Tutela e tutti gli attori della filiera affinché dal confronto esca una proposta univoca nell’interesse della viticoltura del nostro territorio”.
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Ad addentrarsi invece nei meccanismi di quanto previsto dall’Ue è stata Palma Esposito, responsabile nazionale del settore vitivinicolo di Confagricoltura: “Con l’eliminazione dei diritti di impianto non ci sarà più il libero mercato dove rivolgersi per acquistare diritti, ma si dovrà partecipare ad una gara pubblica – ha precisato -. Le nuove autorizzazioni saranno gratuite, non trasferibili e della durata di tre anni; sparisce la gestione privata della compravendita del diritto. Le autorizzazioni saranno assegnate in numero definito: ogni anno lo Stato membro può rendere disponibili nuove autorizzazioni equivalenti all’1% della superficie vitata (calcolata al 31 luglio dell’anno precedente). In Italia parliamo di circa 6.500 ettari
per tutte le regioni italiane. Principio basilare dunque è che l’impianto o il reimpianto di una superficie vitata è consentito solo dietro concessione di una autorizzazione e con determinate regole”.
A seguire ha preso la parola Thierry Coste, presidente del gruppo vino di Copa Cogeca, che ha portato l’esperienza della vicina Francia e ha sottolineato come serva un lavoro di squadra tra Italia, Francia, Spagna e Germania per migliorare il sistema normativo pensato dall’Ue. È toccato poi aPietro Ratti, presidente del Consorzio Tutela di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, Francesco Monchiero, presidente del Consorzio Tutela del Roero e Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio Tutela dell’Asti, manifestare le perplessità dei Consorzi circa le novità previste dalla nuova normativa. In conclusione, l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, ha tirato le fila del convegno dicendo: “Per noi il vero argomento di discussione è il riconoscimento delle denominazioni, dobbiamo quindi semplificare il più possibile questo percorso ma rendendoci conto che, come per il latte, così anche per il settore vitivinicolo siamo di fronte a cambiamenti profondi”.