Alba, Cantina Piazzo: Antesignani del Nebbiolo già 50 anni fa e ora azienda di successo

17.07.2020

Azianda Piazzo ALba

Articolo pubblicato su L’Agricoltore Cuneese n. 01/2020 – di Fabio Rubero

“Mio padre Armando era un visionario e mia madre Gemma la donna ideale per guidarne le intuizioni, le idee ed i progetti. Insieme hanno rappresentato il perfetto connubio che ha consentito alla nostra azienda di nascere, crescere ed evolversi sino al raggiungimento di questo prestigioso traguardo che rappresenta per noi il punto di partenza verso nuovi ed ambiziosi obiettivi”. Commenta così, Marina Piazzo, il premio “Orgoglio Agricolo” consegnato alla sua azienda dalla Confagricoltura di Cuneo nelle persone del direttore Roberto Abellonio e del segretario di zona Alba Mario Viazzi, per le 50 vendemmie consecutive operate dall’azienda.

E, ripercorrendo la storia di quella che è una delle più importanti realtà vitivinicole della Langa, non si può che convenire con le parole di Marina che oggi, insieme al marito Franco ed ai figli Marco e Simone, ha l’onore e l’onere di condurre l’azienda in un mercato sempre più difficile e complesso, con il ricordo sempre vivo dei consigli e dei dettami paterni. Tocca a loro quattro continuare a scrivere le pagine di una storia che ha inizio negli anni 60 a San Rocco Seno d’Elvio, piccola frazione del comune di Alba, quando Armando Piazzo e Gemma Veglia non sono che due giovani ragazzi che si sono appena sposati, dopo essere cresciuti in famiglie di viticoltori. La loro volontà è quella di investire e lavorare in un territorio per loro speciale, quello delle Langhe.

Il coraggio di investire nelle terre de ‘La Malora’

Ma se oggi quelle meravigliose colline sono ammirate e ambite da tutto il mondo sino a diventare patrimonio dell’umanità Unesco, sessant’anni fa erano invece quelle terre anguste, meravigliosamente raccontate da Beppe Fenoglio ne “La Malora”, dalle quali scappare al più presto per raggiungere nuovi e più moderni lidi su cui il boom economico di quegli anni riversava il proprio ammaliante fascino.   Uno charme al quale sono tuttavia indifferenti Armando e Gemma la cui ferma determinazione consente loro di dare vita, nel 1969, all’azienda “Piazzo” investendo su un vitigno che, a quei tempi, non interessava a nessuno: il Nebbiolo.

Una scelta apparentemente incomprensibile reiterata negli anni successivi in cui acquistano moltissimi terreni che vengono interamente convertiti alla coltivazione di quell’uva, nonostante il mercato a quelle terre chieda in quegli anni quasi esclusivamente il Dolcetto. “Mio padre mi raccontava che in quegli anni riusciva a vendere le uve Nebbiolo solamente se contestualmente garantiva all’acquirente una certa quantità di Dolcetto” dice ancora Marina che, negli anni 70, entra in azienda in prima persona insieme al marito Franco: “Devo dire che inizialmente ero un po’ titubante perché in quegli anni quell’ambiente non era così usuale per una donna. E poi io volevo fare altro, avevo fatto ragioneria – sorride – e meno male perchè oggi quegli studi mi consentono di occuparmi della parte amministrativa dell’azienda”.

colline cantina piazzo

veduta dei vigneti dell’azienda

Il sogno Barolo nel  1985 diventa reatà
L’ingresso della seconda generazione apporta immediati benefici grazie al grande entusiasmo, alle nuove idee e a quel tocco di modernità e innovazione che consentono all’azienda di realizzare un altro sogno nel 1985, dare vita al loro primo Barolo: “Non smetterò mai di ringraziare mio marito perché ho potuto condividere tutto con lui che dal primo giorno in cui è entrato in azienda si è comportato come se si trattasse di un qualcosa di suo e della sua famiglia”. Così, dal 2007, la conduzione dell’azienda è affidata a Marina e Franco che, da qualche anno, sono affiancati al timone dai figli Simone e Marco: “Non potrebbero essere così diversi – dice Marina – Simone si occupa della parte commerciale e così viaggia moltissimo per cercare mercati nuovi e per consolidare quelli esistenti, Marco è invece un perfezionista per quanto riguarda la produzione del vino. Passa intere giornate a sperimentare, assaggiare e a cercare di capire come poter continuamente migliorare i nostri prodotti”.

Oggi Piazzo produce quattro vini bianchi (Roero Arneis, Chardonnay, Moscato d’Asti e lo spumante MasSim il cui nome trae origine dalle iniziali dei nomi dei due figli) e undici vini rossi (due tipologie di Dolcetto d’Alba, due di Barbera d’Alba, una di Nebbiolo d’Alba, tre di Barbaresco, due di Barolo ed una di Merlot) che distribuisce in tutto il mondo e che rappresentano il frutto del lavoro di tre generazioni la cui genesi è il sogno di Armando Piazzo e di sua moglie Gemma che oggi, a 85 anni, è ancora presente in prima persona in azienda: “Non le sfugge nulla!” esclama sorridendo Marina. Un sogno divenuto realtà grazie ad una coppia che della diversità tra i componenti ha fatto ricchezza: “Mio padre aveva la capacità di vedere cose che altri non erano in grado di vedere. Aveva quella lungimiranza e quel po’ di sana follia che contraddistinguono quasi sempre gli imprenditori di successo. A volte, addirittura, andava frenato e in questo è stata bravissima mia madre che talvolta lo sosteneva, altre lo invitava a riflettere maggiormente su ciò che voleva fare. Come se a mia madre Dio avesse dato il dono e la capacità di saper gestire quello straordinario talento che aveva dato a mio padre, che nella maggior parte dei casi andava sorretto, ma a volte anche sapientemente gestito. Erano davvero fatti l’uno per l’altra”.

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